mercoledì 30 agosto 2017

Sono andata al cinema #9: Cattivissimo Me 3

In barba alla mia veneranda età, sabato sera sono andata a vedere Cattivissimo Me 3 perché ho una fissa per i Minion e non mi vergogno neanche un po'!
Ah, vi avviso, sarà una recensione breve, perché vorrei evitarvi i miei deliri (che non sono così necessari).

Trama:

L'ex cattivissimo Gru ha abbandonato le passate malvagità per trascorrere una vita serena con le figlie acquisite Margo, Edith e Agnes, nonché con la moglie Lucy, che a sua volta sta cercando di diventare una buona madre per le bambine.
Sia Gru che Lucy lavorano ora per l'AVL, agenzia che si incarica di catturare i supercattivi, ma la nuova direttrice, l'ambiziosa Valerie Da Vinci, licenzia in tronco entrambi quando non riescono a fermare il progetto criminale di Balthazar Bratt, ex star bambino protagonista di un telefilm in cui commetteva ogni sorta di nefandezze, che ora confonde realtà e finzione continuando a comportarsi come se vivesse negli anni '80 (l'epoca del suo massimo successo).


Cattivissimo Me 3 è un film d'animazione del 2017 diretto da Pierre Coffin, Kyle Balda ed Eric Guillon. È il terzo capitolo della saga di cui fanno parte Cattivissimo me e Cattivissimo me 2.
Nel cast di voci originale troviamo nuovamente Steve Carrell, Kristen Wiig, Pierre Coffin, Miranda Cosgrove e Dana Gaier; mentre per l'Italia tornano Max Giusti e Arisa, nei ruoli principali, con l'aggiunta di Paolo Ruffini.

In Cativissimo Me 3, Gru e Lucy lavorano per l'AVL e danno la caccia ai supercattivi. Primo tra tutti Balthazar Bratt, ragazzino prodigio degli anni Ottanta, ora dimenticato da Hollywood e intenzionato a vendicarsi.
Ma quando i vertici dell'AVL cambiano, Lucy e Gru vengono licenziati e, visto che Gru non vuole tornare cattivo, i Minion se ne vanno.
In questo momento di crisi, Gru scopre di avere un fratello gemello di nome Dru che ha sempre vissuto con il padre e che ora vuole conoscerlo.
Il più grande desiderio di Dru è seguire le orma da supercattivo del padre e può farlo solo con l'aiuto del fratello, molto più adatto al ruolo di lui.
I due tenteranno di derubare Balthazar Bratt e, allo stesso tempo, di intralciare i suoi piani supercattivissimi.

Allora, trattandosi di un cartone animato per bambini, non potrò cimentarmi in una recensione filosofica, perché credo sia un'impresa impossibile.
Ovviamente, come tutti i film di animazione, i messaggi importanti non mancano, ma Cattivissimo Me 3 (così come i due precedenti) ha come scopo principale il divertimento.
E credetemi, con i Minion non ridere è impossibile!

Io l'ho trovato un film davvero carino e divertente, che non aveva nulla da invidiare a Cattivissimo Me e Cattivissimo Me 2. È inevitabile che, più sono i seguiti e più possa calare l'attenzione sulla trama o la simpatia dei siparietti comici però, secondo me, in questo caso sia l'uno che l'altro fattore sono da considerarsi alla pari con i film precedenti. Forse di poco inferiori al primo, perché si sa che il primo resta sempre il migliore.

A livello di trama, come sempre, abbiamo la storia principale, che segue la nuova vita di Gru e Lucy alle prese con la caccia ai supercattivi, il ruolo genitoriale e la comparsa di Dru. Ci sono poi le storie laterali, come le avventure dei Minion che finiscono in prigione o di Agnes che va alla ricerca di un vero unicorno.
Queste trame secondarie si intrecciano alla narrazione principale ma, allo stesso tempo, costituiscono episodi a sé stanti e, a tratti, anche più divertenti.

Per quanto riguarda i personaggi, trattandosi sempre degli stessi, mi sento solo di aggiungere che ho apprezzato molto la contrapposizione caratteriale tra Gru e Dru, che si rispecchia anche nei colori che li contraddistinguono.
Gru, che ha vissuto con la madre, ha sviluppato un carattere chiuso, scontroso, dispettoso e poco socievole. Perfetto per fare il supercattivo e tramare nell'ombra, infatti veste sempre di nero.
Dru, che ha vissuto sempre con il padre, invece, ha un carattere gioviale, allegro ed espansivo. È un po' tonto, ingenuo e infantile, l'esatto opposto del fratello, infatti veste sempre di bianco.
Altra cosa che mi è piaciuta è il ribaltamento di ruoli che viene accennato nel finale del film, facendo presupporre anche la possibilità di un seguito.

Ovviamente, mozione d'onore va ai Minion!
I mostriciattoli gialli più combina guai dell'universo, in questo nuovo capitolo di Cattivissimo Me, si ribellano a Gru e finiscono in prigione, dove dettano legge alla stregua dei criminali più incalliti.
Oltre alla scena dei tatuaggi in prigione, breve ma esilarante, mi ha fatto molto ridere anche lo spezzone in cui i Minion si trovano a cantare e ballare sul palco di un talent show. Avevo già visto il video ovunque sul web, ma vi assicuro che non ho mai riso così tanto.

Insomma, per concludere, direi che questo è un film che consigli a tutti, sopratutto se avete voglia di farvi due risate!

Il mio voto è:
✰✰✰✰ e mezzo
4,5/5



A presto!

Silvia

sabato 26 agosto 2017

#50 Cosa penso di: Scrivere è un mestiere pericoloso | recensione |

Quarta lettura del mese!
Sempre in contemporanea ad altro, sempre in ritardo...


Scrivere è un mestiere pericoloso
di Alice Basso

Editore: Garzanti
Pagine: 327
Prezzo: 16,40€ ( ebook 8,99€ )

Trama:
Un gesto, una parola, un’espressione del viso. A Vani bastano piccoli particolari per capire una persona, per comprenderne il modo di pensare. Una dote speciale di cui farebbe volentieri a meno. Perché Vani sta bene solo con sé stessa, tenendo gli altri alla larga. Ama solo i suoi libri, la sua musica e i suoi vestiti inesorabilmente neri. Eppure, questa innata empatia è essenziale per il suo lavoro: Vani è una ghostwriter di una famosa casa editrice. Un mestiere che la costringe a rimanere nell'ombra. Scrive libri al posto di altri autori, imitando alla perfezione il loro stile. Questa volta deve creare un ricettario dalle memorie di un’anziana cuoca. Un’impresa più ardua del solito, quasi impossibile, perché Vani non sa un accidente di cucina, non ha mai preso in mano una padella e non ha la più pallida idea di cosa significhino termini come scalogno o topinambur. C’è una sola persona che può aiutarla: il commissario Berganza, una vecchia conoscenza con la passione per la cucina. Lui sa che Vani parla solo la lingua dei libri. Quella di Simenon, di Vázquez Montalbán, di Rex Stout e dei loro protagonisti amanti del buon cibo. E, tra un riferimento letterario e l’altro, le loro strambe lezioni diventano di giorno in giorno più intriganti. Ma la mente di Vani non è del tutto libera: che le piaccia o no, Riccardo, l’affascinante autore con cui ha avuto una rocambolesca relazione, continua a ripiombarle tra i piedi. Per fortuna una rivelazione inaspettata reclama la sua attenzione: la cuoca di cui sta raccogliendo le memorie confessa un delitto. Un delitto avvenuto anni prima in una delle famiglie più in vista di Torino. Berganza abbandona i fornelli per indagare e ha bisogno di Vani. Ha bisogno del suo dono che le permette di osservare le persone e scoprirne i segreti più nascosti. Eppure la strada che porta alla verità è lunga e tortuosa. A volte la vita assomiglia a un giallo. È piena di falsi indizi. Solo l’intuito di Vani può smascherarli. 

Lettore avvisato, mezzo salvato!
Io vi avviso, questa potrebbe finire col diventare una recensione poco seria.
Ai posteri l'ardua sentenza.


Scrivere è un mestiere pericoloso, è il secondo volume che ha come protagonista la ghostwriter Vani Sarca.
Ormai alle prese con il doppio lavoro (la ghostwriter per le Edizioni l'Erica e la collaboratrice con la Polizia), Vani questa volta si trova a dover scrivere qualcosa di inaspettato: un libro di cucina.
Entrerà in contatto con i Giay Marin, una delle famiglie più famose di Torino, con un caso di omicidio ormai chiuso da anni e con una food-blogger tutta rosa e sorrisi tirati.
Il colpevole dell'omicidio è veramente colui che è in carcere da anni? Riuscirà Vani, con l'aiuto del commissario Berganza, a riprodurre le ricette che dovrà inserire nel libro? E riuscirà a non strozzare la foodblogger?


Trattandosi del secondo volume che ha come protagonista Vani, la mia sarà una recensione un po' più breve del solito.
Prima di tutto, vi dico che credo sarebbe meglio leggere L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome (qui la recensione), per poter capire di più gli avvenimenti di questo libro. Nel corso della narrazione, infatti, si trovano spesso riferimenti a quella che è la trama del volume precedente. Non dico sia strettamente necessario, ma di certo utile, soprattutto perché la trama riprende solo poche settimana dopo la fine dei fatti narrati ne L'imprevedibile piano...

Anche in questo caso, ovviamente, protagonista della vicenda è Vani Sarca, ghostwriter per la casa editrice l'Erica e ora anche collaboratrice per la Polizia.
Di Vani vi ho già parlato nella recensione del precedente libro di Alice Basso, quindi non mi voglio dilungare. Vi dico solo che, credevo fosse impossibile, ma l'ho apprezzata ancora di più.
Si tratta di un personaggio forte e ben costruito, con molti difetti (lei stessa ne è consapevole, ma se ne frega) ma anche con tantissimi pregi e ottime qualità. La sua capacità di avere sempre la battuta pronta mi fa impazzire! Credo di aver sottolineato metà delle sue risposte al vetriolo.

Ma, in questo volume, abbiamo anche la possibilità di conoscere meglio un altro dei miei personaggi preferiti: il commissario Romeo Berganza (l'unico e il solo).
Il commissario Berganza, come dice la stessa Vani, ha la tipica aria da poliziotto: impermeabile, fuma come una ciminiera anche dove non si potrebbe, incute timore e rispetto ed è di poche parole. L'emblema del commissario di polizia!
Altra cosa, di cui si viene a conoscenza in questo libro, è la sua passione per la cucina (soprattutto per quella tipica torinese), proprio come i protagonisti dei gialli che è solito leggere.
Io trovo Vani e Berganza perfetti per stare insieme e, lo ammetto, alla fine del libro avrei tanto voluto strozzare Riccardo con le mie mani. Non vi posso dire nulla, perché non voglio togliervi il piacere della lettura e del fangirlaggio su questi due personaggi.

A livello di antipatia, invece, se la giocano Riccardo (ovviamente) e la food-blogger, odiosa al punto che ne ho rimosso il nome. Non sapete quanto ho sghignazzato mentre Vani gliene diceva quattro a quella sottospecie di fatina dal sorriso tirato.

Per tornare ad una visione più d'insieme, come nel primo volume, ho molto apprezzato la caratterizzazione de personaggi. Li ho trovato tutti molto ben studiati e resi al meglio, anche per quanto riguarda quelli secondari.

Lo stesso vale per le ambientazioni, che ci vengono sempre presentate attraverso l'occhio critico e attento di Vani. Non si trovano mai descrizioni troppo pompose o esageratamente lunghe. Ogni luogo viene descritto quel tanto che basta perché il lettore ne capisca l'importanza a livello di trama.

Come già vi ho detto, adoro lo stile di scrittura di Alice Basso!
La mia è stata una lettura scorrevole, veloce, entusiasmate e, a tratti, anche molto divertente.
Posso dire con certezza che questa autrice entra ufficialmente nella lista delle mie preferite e che non vedo l'ora di poter leggere il terzo libro della serie, perché il finale mi fa pensare che se ne vedranno delle belle!

Insomma, se avete apprezzato il primo, non potete farvi scappare anche questo volume!
Consigliatissimo a tutti!

Il mio voto è:
✰✰✰✰✰
5/5

Alla prossima!

Silvia


giovedì 24 agosto 2017

#49 Cosa penso di: Le ho mai raccontato del vento del nord | recensione |

Terza lettura del mese!
Perdonatemi per il ritardo, sto cercando di gestire un po' di cose e anche di godermi le "ferie". 
Prometto che cercherò di caricare le prossime recensioni con più puntualità.



Le ho mai raccontato del vento del nord
di Daniel Glattauer

Editore: Feltrinelli
Pagine: 192
Prezzo: 9,00€ (ebook 5,99€ )

Trama:

Un'email all'indirizzo sbagliato e tra due perfetti sconosciuti scatta la scintilla. Come in una favola moderna, dopo aver superato l'impaccio iniziale, tra Emmi Rothner - 34 anni, sposa e madre irreprensibile dei due figli del marito - e Leo Leike - psicolinguista reduce dall'ennesimo fallimento sentimentale - si instaura un'amicizia giocosa, segnata dalla complicità e da stoccate di ironia reciproca, e destinata ben presto a evolvere in un sentimento ben più potente, che rischia di travolgere entrambi. Romanzo d'amore epistolare dell'era Internet, il romanzo descrive la nascita di un legame intenso, di una relazione che coppia non è, ma lo diventa virtualmente. Un rapporto di questo tipo potrà mai sopravvivere a un vero incontro?


Ho cominciato questo romanzo quasi per caso.
Era nella mia TBR di questo mese e avevo programmato di leggerlo per ultimo, se non fosse che il libro che avevo in lettura in quel momento mi stava dando non pochi problemi. Così ho aperto l'app di kobo e mi sono messa a leggere questo ebook che aveva l'anteprima in bella vista.

Le ho mai raccontato del vento del nord, è la storia di Leo ed Emmi, un uomo e una donna che si conoscono per puro caso, a causa di un'email inviata all'indirizzo sbagliato.
Con l'intento di disdire l'abbonamento ad una rivista, Emmi invia diverse email a Leo che, forse un po' annoiato, forse un po' interessato, decide di rispondere.
I due cominciano così a scambiarsi email con sempre più frequenza, fino ad instaurare un rapporto che sembra andare oltre alla semplice corrispondenza.


Le ho mai raccontato del vento del nord, si può definire, senza ombra di dubbio, un romanzo epistolare moderno, costituito da un continuo scambio di email, più o meno lunghe, tra i due protagonisti.
Non c'è mai un momento di semplice narrazione e, anche l'introduzione (seppur breve) di un nuovo personaggio, avviene tramite una sua email.

Nonostante i personaggi non vengano mai presentati in maniera diretta, il lettore non fatica affatto ad immaginarli ed interagire con loro.
Emmi e Leo, che sono i nostri protagonisti, hanno dei caratteri ben delineati e, negli scambi più fitti, non è difficile capire chi dei due sta scrivendo.
Per quanto abbia trovato molto interessante il personaggio di Leo, ho apprezzato particolarmente Emmi per il sarcasmo e l'ironia ma anche per il suo catalogare per punti. Certe sue espressioni mi hanno fatto molto ridere e devo dire che non ho potuto fare a meno di rivedermi in alcuni dettagli del suo modo di scrivere.

Non c'è moltissimo da dire, invece, per quanto riguarda le ambientazioni che, in questo romanzo, non sono particolarmente importanti e fanno semplicemente da sfondo agli aneddoti che i protagonisti si raccontano. Tutti i luoghi che vengono nominati sono raccontati attraverso lo sguardo di Emmi e Leo, quindi hanno un'impostazione molto soggettiva.
Da un punto di vista descrittivo, ciò che più ha importanza, sono le emozioni e i legami che si creano o si spezzano, a seconda della situazione.

Pensavo che questo genere letterario si sarebbe rivelato vago e poco curato, invece ho trovato lo stile di Glattauer molto scorrevole, preciso, carico di dettagli e di emozioni, ma allo stesso tempo non pesante o artificioso. Direi perfetto per uno scambio di email!
La mia è stata una lettura molto veloce e appassionate.
L'unica pecca (per così dire) di questo libro è il finale che definire tronco è dire poco!
Per sapere come si evolve il rapporto tra Emmi e Leo, è quindi inevitabile dover leggere il secondo libro.
A mio parere, però, si sarebbe potuto aggiungere un breve "epilogo", magari costituito da un veloce scambio di email, che fungesse da conclusione per questo volume, ma allo stesso tempo da tramite per il secondo.
Questo finale "un po' così", mi ha lasciata un po' perplessa, al punto da rivedere la mia valutazione.

È un libro che, comunque, mi sento di consigliare perché breve, coinvolgente e particolare.
Sempre meglio, però, avere il seguito a portata di mano!


Il mio voto è:
✰✰✰✰
4/5

Alla prossima!

Silvia

sabato 19 agosto 2017

#48 Cosa penso di: L'arco degli amore perduti | recensione |

Seconda lettura del mese!
Grazie a Roberta che mi ha mandato il file riveduto e corretto del suo nuovo libro.
Sono terribilmente in ritardo con le recensioni, ma prometto di mettermi in pari il prima possibile!
Vi racconterò tutto nel riassunto del mese, adesso via con la recensione!



L'arco degli amori perduti
di Roberta Chillè

Editore: Auto-pubblicato
Pagine: 225
Prezzo: 8,32€ ( ebook 1,99€ )

Trama:
Al centro esatto dell'unico e incantevole parco della città di Lavender, definito come un posto magico dai tanti turisti che ogni anno la visitano, si trova un arco fiorito, custode di tanti baci, primi passi dei più piccini che non vedono l'ora di esplorare il mondo e di qualche piccolo segreto.
Un luogo pieno di magia, dove gli amori più difficili con il tempo riescono a ricongiungersi.
Dove tutta la tristezza è spazzata via, se solo per qualche minuto ci si siede a contemplare la serenità che emana un pomeriggio invernale fatto di aria fredda, e la pioggia è pronta a trasformarsi in piccoli cristalli di ghiaccio che fluttuano leggeri come tanti minuscoli petali pieni di speranza.
Qui, in questo paesino incantato, vive Lydia, una ragazza determinata, capace di dare tanto amore quando credeva di non aver più tempo da dedicargli, ecco che ritorna qualcuno in grado di stravolgere la sua quotidianità, come tanti anni fa.
Qualcuno che per tanto tempo è andato via dalla sua vita.
In una delle serate più fredde, chi è stato lontano da lei, proverà a farle battere di nuovo quel cuore ghiacciato come quello di una Principessa, rimasto immobile per tanto tempo.
Se il vero amore è in grado di riuscire a sbloccare l'anima più pura dalle piccole delusioni, allora sarà anche capace di farlo sbocciare più forte di prima.


Vi premetto, prima di cominciare la recensione, che questo è un libro auto-pubblicato e che è disponibile sia su Kobo Store che su Amazon Kindle. Si tratta inoltre del secondo libro di Roberta, trovate qui la recensione de Ad ogni battito del tuo cuore, la sua prima pubblicazione.

L'arco degli amori perduti è la storia di Lydia Blossom, una ragazza con la grande passione per i dolci, che gestisce la Caffetteria dei genitori nella piccola città di Lavander.
Dietro il grande sorriso e la solarità di Lydia si nasconde però una grande sofferenza amorosa, risalente ormai a molti anni prima. Ethan Wilson, è il ragazzo che Lydia credeva fosse il grande amore della sua vita e che l'ha lasciata senza darle spiegazioni, ed è lo stesso ragazzo di cui si innamora anche la cugina Emily. Ed ecco che il rapporto con quella che Lydia considerava quasi una sorella si deteriora, nonostante Emily poi finisca col sposare un altro.
Con il passare degli anni, Lydia decide di andare avanti con la propria vita, relegando l'amore per Ethan in un angolino del suo cuore.
Arriva quindi il momento di recuperare il rapporto con la cugina, incinta e abbandonata dal marito, di andare a vivere da sola e di gestire con le sue sole forze la caffetteria dei genitori.
Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando Ethan non torna a Lavander, sconvolgendo gli equilibri di Lydia e riportando a galla sentimenti che credeva di aver sopito.


Come vi ho anticipato qui sopra, L'arco degli amori perduti è un romanzo auto-pubblicato che potete trovare in versione digitale sia su Kobo Store che su Amazon Kindle, in più, sempre su Amazon, potete trovare anche la versione cartacea.
Il primo libro scritto da Roberta mi era piaciuto parecchio e ho quindi deciso di leggere anche questo, perché la trama mi ha incuriosito e volevo saperne di più.

Come penso saprete, questo libro non appartiene esattamente a quello che è il mio genere preferito.
Di solito non leggo molti romance ed è abbastanza difficile che mi piacciano, perché tendo a trovarli tutti uguali e poco entusiasmanti.
Vi dirò però, che non è il caso de L'arco degli amori perduti.
La trama rispecchia molte delle caratteristiche di questo genere letterario, ma non cade mai nella banalità e si vede che l'autrice ha cercato di sviluppare qualcosa di personale e non simile ad altre opere già scritte.
Personalmente ho trovato qualche richiamo a Twilight, ma nulla di troppo evidente che possa, in qualche modo, disturbare il lettore. Sapendo poi dell'amore che Roberta nutre per questa saga, direi che è più corretto parlare di un omaggio che l'autrice ha voluto fare ai sui libri preferiti.

Passiamo ora ai personaggi che ho trovato tutti molto ben caratterizzati ed entrare in sintonia con loro risulta subito molto semplice.
Protagonista principale della vicenda è Lydia Blossom, una ragazza di quasi trent'anni che gestisce una caffetteria nella piccola città di Lavander.
Lydia è solare, dolce, gentile, disponibile e non perde mai il sorriso, nonostante dentro di lei siano rimaste le cicatrici di una grande delusione d'amore. Lydia è sicuramente il mio personaggio preferito e mi sono ritrovata spesso ad identificarmi con lei e con quelle che sono state le sue esperienze passate e presenti. Questa ragazza, a volte un po' goffa e impacciata, che non ha dimestichezza con i tacchi alti, con il trucco eccessivo e con lo shopping sfrenato, mi ha fatto sorridere più di qualche volta e non ho potuto fare altro che trovarla simpaticissima.
Ho apprezzato molto anche gli altri personaggi, sì, anche Emily che non è poi così antipatica come vuole far credere.
Un dettagli molto importante sono i legami che si creano tra le varie figure, anche tra quelle secondarie. Mi sono piaciuti i piccoli intermezzi dedicati ai clienti della caffetteria, ma anche il bellissimo rapporto che Lydia ha con i genitori.
L'unica cosa che posso dire di "negativo" è che a volte Lydia e Ethan mi sono sembrati troppo sdolcinati, ma questo è solo un mio parere personale da non simpatizzante per il romance.

Anche le ambientazioni sono ben rese, semplici ma dettagliate, in modo che il lettore possa farsi un'idea precisa del luogo ma anche viaggiare un po' con la fantasia.
Ho apprezzato molto lo stile di Roberta, perché si tratta di una scrittura semplice ma curata, che sa trasmettere emozioni al lettore e catturarne l'attenzione.
C'è qualche punto un po' lento, qualche refuso e magari alcune frasi io le avrei rese in maniera un po' diversa, ma tutto sommato la mia è stata una lettura scorrevole ed emozionante.

Se siete amanti di questo genere letterario e vi piace scoprire nuovi autori emergenti, vi consiglio sicuramente questo libro.

Il mio voto è:
✰✰✰✰
4/5

Alla prossima!

Silvia






lunedì 7 agosto 2017

#5 Bookish Fox: LIEBSTER AWARD 2017


🌌  Sono stata nominata per i Liebster Award 2017!  🌌

Sì, ok, molto bello, ma cosa sono i Liebster Award?
Inutile dire che, prima di informarmi accuratamente, non ne avevo la minima idea, vero?!
Ma siccome è sempre un buon momento per imparare cose nuove, nel caso viveste nel vostro mondo come me, ecco una breve spiegazione!

I Liebster Award sono un riconoscimento che i blogger conferiscono ad altri blogger con un numero di follower inferiore ai 200.
Si tratta di un buon modo per farsi conoscere e per conoscere nuovi blog. Insomma, la versione utile e positiva del passaparola!

Regole:

1. Ringraziare chi ti ha premiato.
2. Scrivere qualche riga (max 300 parole) per promuovere un blog interessante che seguite.
3. Rispondere alle 11 domande poste dal blog o dai blogger che ti hanno nominato.
4. Scrivere a piacere 11 cose di te.
5. Premiare a tua volta 11 blog.
6. Formulare 11 domande per i blogger che si nomineranno.
7. Informare i blogger del premio assegnato.


Cominciamo subito che ci sono un bel po' di cose da fare!

1: Ringraziare chi ti ha premiato.

Ringrazio Francesca de I Miei Libri Sono Me, che è stata così carina da pensare al mio piccolo blogghino.
La seguo da poco su blogger, ma vi consiglio, comunque di dare una sbirciatina al suo blog e, perché no, anche al suo instagram (dove io stessa la seguo di più).
Che dire?
GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!

2: Scrivere qualche riga (max 300 parole) per promuovere un blog interessante che seguite.

La prima persona che mi viene in mente è Grazia de La Spacciatrice di Libri!
Tanto per cominciare, se non fosse per la sua pazienza, io adesso brancolerei nel buio dei misteri di blogger. Infatti è stata proprio Grazia a darmi una mano con questo blog.
Ma prima di questo e molto più importante: io adoro le recensioni di questa ragazza, così come le sue grafiche sempre troppo carine e le gif che mi fanno morire dal ridere.
Se non conoscete La Spacciatrice di Libri...beh...ma cosa fate ancora lì?
Su, su!
Scherzi a parte, il blog di Grazia è davvero molto bello e molto curato e lei è una ragazza gentile, simpatica e disponibile. ♡


3. Rispondere alle 11 domande poste dal blog o dai blogger che ti hanno nominato.

Le domande di Francesca

1. Com'è nata l'idea di aprire un blog?

* Questa è una bella domanda!
Prima del blog avevo una pagina facebook (che ho ancora), ma non andava così bene come pensavo, così mi sono detta che era giunto il momento di aprire un blog.
Già seguivo diversi blog e mi sembrava che, questa opzione, mi potesse dare la possibilità di esprimermi al meglio.

2. Qual è il vostro colore preferito?

* Giallo! 
Ma, seriamente, esiste un colore più bello del giallo? Io non credo!

3. Avete una passione oltre a quella della lettura?

* Mi piace scrivere, ho la piccola aspirazione di voler pubblicare un libro (prima o poi, boh, non si sa). Nel frattempo scrivo fanfiction, giusto per tenermi sempre allenata.
Un'altra passione è la fotografia, adoro fare foto! Non sono bravissima, ho tanto da imparare, ma le mie foto mi danno molte soddisfazioni.
E mi piace disegnare.
Basta, la smetto.

4. Dove preferite leggere?

* A letto.
Ammetto che potrei leggere ovunque, ma se mi voglio proprio godere quello che sto leggendo, il letto è il luogo ideale.

5. In che libro vi piacerebbe vivere?

* Siccome ho sempre avuto una piiiccola fissa (ma piiiccola eh) per la magia, i poteri magici e tutte queste cose qui...vi dico, come credo ormai sia ovvio, Harry Potter.
Rientro in quella fascia di persone che sta ancora aspettando la sua lettera di Hogwarts (da 16 anni! Ad Akzabaaan! no, ok, non c'entrava).

6. Pizza o panino con la nutella?

* Questa è una scelta che non posso fare, mi dispiace.
Che mondo sarebbe senza Nutella? Lo dice anche la pubblicità, eh! 
La pizza poi la mangerei ad ogni ora del giorno! No, non posso scegliere.

7. Avete allergie o intolleranze?

* Sono celiaca, o intollerante al glutine, da quando ho due anni.
E poi, a volte, sento di essere allergica al genere umano...ma mi sa che questa non vale. No, eh...

8. Dove vi piacerebbe andare a vivere?

* In Giappone, magari a Kyoto. Sarebbe il paradiso per me ♡
Restando in Europa (circa), mi piacerebbe il Regno Unito, non necessariamente Londra.

9. Film o serie tv? Perché?

* Vado a periodi. Al momento dico serie tv, perché durano di più, la trama è più ampia e varia e, grazie allo streaming (sempre sia lodato), posso guardarmele da casa senza affrontare la calura estiva o il gelo invernale per andare al cinema.

10. Cani o gatti?

* Mi piacciono entrambi, ma preferisco i cani.

11. Giorno o notte? Perché?

* Per leggere o scrivere: notte, senza dubbio. Leggo soprattutto prima di dormire e lo stesso vale per la scrittura, l'ispirazione arriva sempre dopo le 23.00...
Per il resto, direi giorno, anche perché con la luce del sole si lavora e si produce molto meglio.


4. Scrivere a piacere 11 cose di te.

1. Il mio secondo nome è Giulia.
2. Sono fissata con il numero 18
3. Convivo con l'ansia da quando ho 16 anni.
4. Do un nome alle cose. Tutte le cose...
5. Vorrei tanto avere un Corghi! Troppo pucciosino!
6. Collezioni volpi (cose a forma di volpe e simili).
7. Non mi piace guidare, ma ho la patente.
8. Con un film di supereroi mi conquistate.
9. Leggo soprattutto fantasy, se ci sono i draghi è il top.
10. Odio l'estate! Soffro il caldo in maniera impressionante.
11. Sogno di vivere in montagna, in una casetta di legno con i fiori sui balconi.


5. Premiare a tua volta 11 blog.




6. Formulare 11 domande per i blogger che si nomineranno.

1. Leggete anche in digitale o preferite solo il cartaceo?
2. Vi piacciono i supereroi? Qual è il vostro preferito?
3. Un genere letterario che proprio non riuscite a leggere?
4. Estate o inverno? Perché?
5. Che personaggio potete considerare la vostra prima crush? (libri, manga, fumetti, serie tv...)
6. Cantante o gruppo preferito?
7. Create un tbr mensile o scegliete in base all'ispirazione?
8. Caffè o tè? Perché?
9. Il posto più lontano che avete visitato?
10. Vi chiedete mai "Ma perché proprio io"? 
11. Facebook, Instagram o Youtube? Insomma, social preferito?



7. Informare i blogger del premio assegnato.

Bene!
Dopo averci messo ben due giorni a scrivere questo benedetto articolo (perché sono lenta e fa caldo), adesso volo ad avvisare tutti!
Aspettatevi un mio messaggio o un commento nelle prossime ore!


A presto!

Silvia 

domenica 6 agosto 2017

#47 Cosa penso di: L'ultimo fiore che ho in me | recensione |

Primissima lettura del mese!
Ne approfitto per ringraziare l'autore che mi ha inviato i primi due capitoli del libro per farmi capire se mi sarebbe potuto piacere. Mi hanno molto colpito e non ho esitato ad acquistare l'ebook.



L'ultimo fiore che ho in me
di Alexadre Zappalà

Editore: Edizioni Epsil
Pagine: 278
Prezzo: 15,00 € ( ebook 3,99€ )

Trama:

Mark ed Elisabeth, giovani e innamorati, vivono una vita piena di gioia e complicità.

Poi, d’improvviso, l’incidente. La morte che incombe. Ed un destino beffardo che sembra dare una seconda possibilità per salvare il partner ... ma con un enorme prezzo da pagare.

Se potessi salvare l’amore della tua vita, lo faresti?
Fin dove ti spingeresti?
Qual è il limite?




Come avrete capito dall'introduzione, questo libro mi è stato suggerito dall'autore stesso che, molto gentilmente, mi ha inviato tramite e-mail i primi due capitoli, dandomi quindi la possibilità di capire se il libro potesse piacermi o meno, senza doverlo necessariamente acquistare.
Ringrazio ancora l'autore per questa gentilezza!
Dato che sono qui a farvi la recensione, credo sia ovvia che i primi due capitoli mi hanno incuriosito e che ho dovuto, quindi, continuare la lettura.


L'ultimo fiore che ho in me è la storia di Elisabeth e Mark, due ragazzi che si conoscono e si innamorano per caso in libreria.
Due anni dopo, Mark ha un brutto incidente e finisce in coma. Durante questo suo sonno, il ragazzo vivrà un'esperienza extracorporea durante la quale scoprirà di avere il difficile compito di salvare la vita alla sua Elisabeth.
Alla storia di questi due giovani innamorati, si intreccia quella di Natasha, un'insegnante di danza russa, del signor Levil, imprenditore scorbutico parigino e di Helene giovane figlia di un diplomatico canadese.
Riuscirà Mark a salvare Elisabeth e ad accettare il triste destino che lo attende?
Chi ha salvato la giovane Helene in metropolitana a Mosca?
Le vite di tutti i personaggi si rivelano legate inesorabilmente, ma da cosa? E perché?


Come sapete, di solito comincio la sezione dedicata ai personaggi parlandovi del protagonista. In questo caso, però, non lo posso fare.
Sì, è vero, seguiamo principalmente la vicenda di Elizabeth e Mark, e quindi verrebbe da considerare loro come protagonisti, ma anche tutti gli altri personaggi che ci vengono presentati, hanno un'importanza non da poco.
Tutti i personaggi che incontriamo, infatti sono fortemente legati, anche quelli che, inizialmente ci appaiono come figure minori.
Ho trovato ottima la caratterizzazione, perché di ogni protagonista ci viene fornito un quadro piuttosto dettagliato, senza però che si corra il rischio di dare troppe informazioni. Questo per quanto riguarda il ruolo del personaggio e il motivo per cui viene inserito nella trama, per quanto riguarda il carattere, invece, ne percepiamo i tratti essenziali ma allo stesso tempo, impariamo a conoscerli meglio nel corso della storia.
In generale, nessuno dei personaggi "positivi" di questa vicenda appare perfetto agli occhi del lettore, che ha quindi meno difficoltà ad immedesimarsi o a rispecchiarsi in certi atteggiamenti.
Ad esempio, Elisabeth, che è senza dubbio una ragazza piena di buone qualità, può risultare a volte un po' antipatica e pesante. Questa, però, non è una critica, anzi, questo suo essere umana, me l'ha resa più accettabile e mi ha permesso di capire meglio il personaggio.

Passando alle ambientazioni, la vicenda si svolge tra la Russia e la Francia dei giorni nostri (ci troviamo nel 2012/2013), più precisamente tra Mosca e Parigi.
Le descrizioni delle due città, ma anche dei luoghi più specifici, sono sempre molto ben curate. Vengono forniti molti dettagli ma, anche in questo caso, senza eccedere. In questo modo, il lettore ha la possibilità di visualizzare il tutto, ma anche di farsi una propria idea senza essere condizionato dagli eccessivi particolari.

In realtà, però, i luoghi sono sì fondamentali alla narrazione, ma vengono poi fatti passare in secondo piano, in favore di sentimenti ed emozioni. Anche in questo caso, la resa è molto buona e il lettore si trova coinvolto dalla vicenda fin dalle prime pagine.

Vi dirò che, solitamente, non sono un'amante di questo genere di libri, perché trovo che siano sempre eccessivamente sdolcinati e a tratti, anche un po' banali e ripetitivi.
Nel caso de L'ultimo fiore che ho in me, mi sono dovuta ricredere!
Ho trovato la trama molto ben studiata, senza buchi, imprecisioni e con tutti i tasselli che, alla fine, vanno al loro posto. Le spiegazioni degli avvenimenti sono sempre chiare e non lasciano nulla al caso.
Per di più, anche l'esperienza extracorporea di Mark, è perfettamente inserita nella narrazione e non disturba la lettura, anzi dà quel qualcosa in più che affascina il lettore. Mi è piaciuto come è stato reso questo particolare della trama, soprattutto il risvolto finale del tutto inaspettato.

Lo stile di scrittura di Zappalà è semplice e chiaro, ma comunque molto curato.
La mia è stata una lettura molto scorrevole e veloce, mi sono appassionata alla trama fin da subito e ho molto apprezzato l'intera vicenda.
C'è qualche ripetizione di troppo e magari qualche frase, io, l'avrei scritta diversamente per rendere tutto ancora più scorrevole, ma questi sono semplice pareri personali.

In generale L'ultimo fiore che ho in me è un buon libro e mi sento di consigliarlo anche a chi non ama particolarmente il genere, perché vi assicuro che non ha nulla di banale.

Il mio voto è:
✰✰✰✰ e mezzo
4,5/5

Alla prossima!

Silvia