mercoledì 26 aprile 2017

#20 Cosa penso di: L'ultimo giorno di un condannato a morte | recensione |

Lettura numero tre di aprile, nonchè libro scelto la sfida di lettura di Le parole segrete.
Il tema era: un classico scritto da un uomo.






L'ultimo giorno di un condannato a morte
di Victor Hugo.

Editore: Newton Compton Editori
Pagine: 127
Prezzo: 1,90€ 

Trama:
Un uomo sta per essere privato del suo unico bene, della sua stessa vita.
Nella sua mente incredula e atterrita si consuma lenta e inesorabile l'attesa, scandita dal ritmo ossessivo, martellante degli ultimi pensieri.
L'angoscia cresce, di minuti in minuto, e la conoscenza della colpa si infrange di fronte all'oscenità abominevole della folla che pretende, urlante, il suo spettacolo capitale.
E' con questa sorta di lucidissima e appassionata perorazione letterario a favore dell'abolizione della pena di morte, pubblicata nell'ultimo anno della monarchia dei Borbone, che Victor Hugo, all'età di ventisette anni, prese posizione in difesa dei diritti inalienabili dell'uomo e innanzitutto di quello alla vita.

Come già sapete, perché credo proprio di avervelo già detto, i classici non sono esattamente uno dei miei generi preferiti. Ammetto che è davvero difficile per me trovarne uno che mi piaccia particolarmente, senza contare che nei confronti del signor Hugo parto un pochino prevenuta.
Anni fa, presa da una fissa per i classici, ho cominciato "Notre Dame de Paris" e ammetto di non essere nemmeno riuscita a superare il terzo capitolo.
Lo so, lo so, non giudicatemi...sono certa che prima o poi riuscirò a finirlo, devo solo trovare il momento giusto.

Ma bando alle ciance!
L'ultimo giorno di un condannato a morte, lo dice già il titolo, racconta gli ultimi giorni di vita di un condannato a morte.
Non aggiungo molto sulla trama perchè il libro è molto breve e non voglio rischiare di rovinarvi la lettura.
L'intera vicenda si svolge nella Francia ottocentesca e comprende un arco di tempo di circa sei settimane. Tutto ciò che accade ci viene raccontato direttamente dal condannato, in prima persona, quasi come un diario dove l'uomo raccoglie i suoi ultimi pensieri e ricordi.
Tra le pagine di questo breve romanzo, possiamo trovare uno spaccato molto interessante sulle carceri francesi del 1800, più precisamente qui si parla del carcere di Bicêtre.
Ma quello che ci troviamo a leggere, non è solo un lascito del condannato o una raccolta di informazioni sulle carceri francesi, è principalmente un espediente dell'autore per muovere una forte critica alla pena di morte e alla monarchia.

Non è facile parlarvi della caratterizzazione dei personaggi, dato che l'unico protagonista è il condannato e che tutto ci viene mostrato tramite lui.
Vi posso dire, però, che le emozioni dell'uomo sono descritte in maniera intensa e quasi straziante.
L'oppressione della cella, il terrore per il proprio destino e per quello dei sui cari, l'attenzione per gli atteggiamenti delle guardie verso i compagni di prigionia e tanto altro... Ogni cosa è resa così bene che il lettore non può non sentirsi coinvolto.
Anche se il libro è molto corto, lo spazio dedicato alle descrizioni non manca, quindi non è difficile farsi un'idea piuttosto chiara e dettagliata dell'ambiente in cui si svolge l'intera storia.

Un particolare molto interessante è la prefazione, o meglio la seconda prefazione.
Infatti, dopo la prefazione canonica,i n cui l'autore ci parla del libro e ci spiega le motivazioni che l'hanno spinto a scriverlo, troviamo una seconda prefazione scritta sotto forma di dialogo, quasi come fosse un copione teatrale.
Si trattano di poche pagine in cui alcuni personaggi si trovano a discutere de L'ultimo giorno di un condannato a morte a breve distanza dalla sua prima uscita. Il libro viene definito come un insulto, non solo alla monarchia ma anche alla letteratura. Insomma, viene brutalmente criticato sotto ogni punto di vista.
Questo breve paragrafo è stato davvero molto interessante, perchè denota come l'autore stesso fosse consapevole dello scandalo che la sua opera avrebbe provocato.

In conclusione, nonostante sia stato un romanzo molto interessante e, a tratti, anche coinvolgente, ho trovato non poche difficoltà nella lettura che si è rivelata lentissima e faticosa. Il che è quasi assurdo se si pensa al numero esiguo delle pagine di questo libro.
Purtroppo l'interesse per l'argomento non ha superato quel grande scoglio che è lo stile di scrittura di Hugo, con il quale, a quanto sembra, non riesco a trovare un punto d'incontro.
Ho trovato lo stile davvero pesante, lento e un po' noioso.
Mi dispiace dirlo, perchè avevo aspettative abbastanza alte per questo romanzo e ne sono rimasta un po' delusa.

Diciamo che, se questo genere letterario vi piace, se avete amato Notre Dame de Paris, se i classici francesi sono i vostri preferiti...beh...questo è il libro che fa per voi.
Non dico che per tutti gli altri sia un romanzo sconsigliato, anzi, io sono per il provare tutto finché non si trova quello che fa per noi, quindi: buttatevi.
Sono sicura che a molti di voi potrebbe piacere molto più che a me.

Al di là delle critiche e del mio rapporto con Hugo, vi dirò che questo classico non è uno dei peggiori che ho letto.


Il mio voto è:
✰✰✰✰ meno
4-/5


Alla prossima!

Silvia


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