giovedì 30 novembre 2017

#72 Cosa penso di: Warcraft legend vol. 2 - A silent voice vol. 1/7 - Orange vol.2 | recensione |

E per concludere, ecco qui le mie letture non librose del mese di novembre!
Per questa volta niente graphic novel, ma un fumetto e ben otto manga. 

Warcraft Legend vol. 2

Fumetto 

Genere: Fantasy
Autore: Autori Vari
Editore: Mondadori
Pagine: 379
Prezzo: 15,00€ 

Tralasciando il fatto che, senza saperlo, ho acquistato il volume 2 senza avere il volume 1, questa è stata una lettura piuttosto carina.
Warcraft Legends è una raccolta di racconti a fumetti, ambientati nel mondo fantastico di World of Warcraft, il videogioco.
Gli autori della storia e dei disegni variano ad ogni racconto e ognuno di loro ha il proprio stile.
Quello che più è palese è lo stile grafico che, onestamente, non sempre mi ha entusiasmato: non si tratta di brutti disegni, anzi! Diciamo che alcuni stili mi sono piaciuti meno di altri.
Per quanto riguarda le trame, si sono rivelate tutte piuttosto carine e a tratti anche divertenti.
In generale non mi è dispiaciuta come raccolta ed era la prima volta che mi capitava di leggere una raccolta di storie a fumetti.
Non mi sento di dare un voto alto perché non essendo una grande conoscitrice del mondo di WoW, in certi punti mi sono trovata un po' in difficoltà nella comprensione dei luoghi.
In sintesi è stata una lettura carina, ottima per passare qualche ora di tranquillità e distrarsi dalla lettura di un libro un po' più impegnativo.

Il mio voto è:
✰✰ e mezzo
2,5/5

Orange vol. 2


Manga

Categoria: shojo, seinen
Autore: Ichigo Takano
Disegni: Ichigo Takano
Editore: Flashbook
Pagine: 192
Prezzo: 6,90€

In questo secondo volume non troviamo molto di diverso rispetto al primo.
Abbiamo come sempre un alternarsi di spezzoni del presente e del passato, in cui il gruppo di ragazzi, ora adulti ripercorre la loro vita alle superiori.
Come nel volume precedente, anche in questo caso la storia è molto tenera e a tratti divertente, ma allo stesso tempo malinconica e triste.
Questa serie mi sta piacendo molto e non vedo l'ora di poter acquistare anche i volumi mancanti per scoprire come procederà la vicenda.
Un piccolo particolare che ho dimenticato di dire nell'articolo in cui parlavo del primo volume, riguarda la veste grafica del manga: devo confessarvi che adoro il font scelto per i baloon e le didascalie! Non ha nulla di speciale, ma è chiaro e lineare e questo, senza dubbio, migliora la lettura.

Il mio voto è:
✰✰✰✰
4/5

A silent voice vol. 1 / 7

Manga

Categoria: seinen, shojo
Autore: Yoshitoki Oima
Disegni: Yoshitoki Oima
Editore: Starcomics
Pagine: 208
Prezzo: 4,90€

Questa mini serie manga mi ha molto colpito.
Ho avuto modo di vedere il film in streaming più o meno nel periodo in cui l'hanno dato al cinema e mi ero fatta un'idea della storia.
Le mie aspettative verso il manga sono state ampiamente soddisfatte!
Si tratta di una serie breve ma molto intensa, che cattura il lettore e lo appassiona. Ma cosa più importante, tratta argomenti di attualità molto forti e importantissimi!
Ne parlerò nel dettaglio nella recensione dedicata, ma la consiglio a tutti, anche a chi non è un amante del genere, perché non ne resterete delusi.

Il mio voto è:
✰✰✰✰
4/5
 (il voto è riferito ad ogni singolo volumetto)



E con questo articolo chiudiamo le letture di novembre, ci vediamo resto per la recensione dedicata a A silent voice.

Alla prossima!

Silvia

lunedì 27 novembre 2017

#71 Cosa penso di: Cecità | recensione |

Quinta lettura di novembre!


Cecità
di Josè Saramago

Editore: Feltrinelli
Pagine: 288
Prezzo: 9,50€ (ebook 5,99€)

Trama:

In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.


Comincio subito col dirvi che questo libro non appartiene esattamente ad un genere che leggo spesso. Anzi, si può dire che non abbia mai letto niente di simile.


Cecità, racconta la storia di quella che sembra, a tutti gli effetti, un'epidemia di cecità.
In un luogo e in un tempo non ben precisato, piano piano un'intera comunità si ritroverà completamente cieca.
Quella che li ha colpiti, però, non è una cecità di tenebra, come ci si aspetterebbe, ma completamente bianca e lattiginosa.
Il primo ad accorgersi di essere cieco è un uomo fermo al semaforo. Subito dopo la stessa sorte capiterà all'oculista che lo prende in cura, all'uomo che l'ha accompagnato a casa, alla moglie e ai pazienti del medico. Nel giro di poco tempo, oltre trecento persone si ritroveranno rinchiuse in un ex manicomio, nel vano tentativo di prevenire il contagio.
Qui dovranno imparare a convivere con la loro condizione, privati di qualsiasi aiuto e sostegno da parte del governo: i ciechi sono rimasti soli, ma non tutti sono davvero privi della vista.
La moglie del medico ci vede ancora.
Perché lei non è diventata cieca? Cosa ha provocato questa epidemia? I ciechi torneranno mai a vedere?

Ho deciso di leggere questo libro per la sfida di lettura di iRead la tana del lettore, perché uno dei punti prevedeva la lettura di un libro di un autore portoghese.
Ora, l'unico libro portoghese che conoscevo era Sostiene Pereira, di cui avevo letto alcuni stralci diverso tempo fa e che non mi aveva entusiasmato più di tanto. Così quando ho letto le recensioni e i pareri positivi su Cecità, mi sono convinta che potesse essere una valida alternativa.
La trama mi è sembrata subito molto interessante e, infatti,ve lo anticipo, è l'unica cosa che salvo completamente.
Ma andiamo con ordine.

Direi di cominciare proprio dalla cosa che più mi ha colpito, che come vi dicevo è la trama.
Quando ho letto di cosa avrebbe trattato il libro mi è sembrata subito un'idea geniale e decisamente diversa dal solito.
La storia mi ha incuriosito e mi sono chiesta immediatamente in che modo l'autore avrebbe approfondito l'intera vicenda. E, in effetti, devo dire che ci sono degli sviluppi davvero interessanti e inaspettati, come ad esempio la presenza di un'unica persona ancora in grado di vedere.
Questo, infatti, è l'espediente che più mi ha colpito perché è proprio attraverso la moglie del dottore che riceviamo la maggior parte dei dettagli su quello che accade.
La narrazione procede in terza persona e segue il punto di vista di un narratore onnisciente, che spesso divaga dal tema principale, fornendo non pochi spunti di riflessione sugli argomenti più vari (ovviamente, sempre legati a quello che è il filone principale).
Questo narratore, però, sfrutta il punto di vista di vari personaggi per raccontare i diversi fatti che avvengono durante la quarantena e anche dopo la liberazione.

Le descrizioni sono ben rese, fornendo al lettore diversi particolari rilevanti e importanti per la narrazione ma, a volte, l'autore sembra perdersi in dettagli che non servono a nulla e che finiscono solo per creare confusione.
Come crea confusione il fatto che nessun personaggio ci viene presentato con il suo nome. Abbiamo infatti: la moglie del dottore, il dottore, il primo cieco, la moglie del primo cieco, la ragazza dagli occhiali scuri e via così. L'autore giustifica il fatto dicendo che quando si è ciechi, il nome non ha importanza, ma nel lettore (o per lo meno in me) questo ha generato un grandissima confusione. Perché, è vero che ricordarsi un nome, quando i personaggi sono molti non è semplicissimo, ma neanche in questo modo si è molto facilitati.

In ogni caso, sulla caratterizzazione generale dei personaggi, non ho nulla di negativo da dire. Anzi ho trovato che, problematica del nome a parte, tutti i protagonisti siano resi molto bene e facilmente identificabile anche dai dettagli più piccoli, come ad esempio il modo di parlare.

A proposito di "parlato", ciò che più mi ha disturbato in questa lettura è l'uso della punteggiatura, in particolare nel discorso diretto.
Saramago, infatti, fa un largo uso delle virgole (,) ma sembra non apprezzare molto tutti gli altri segni di interpunzione, fatta eccezione per un punto (.) che compare ogni tanto, quando la frase si fa decisamente troppo lunga.
Le virgolette ( "..." ) che indicano il discorso diretto sono sostituite dalle virgole e l'inizio di un dialogo si intuisce solo dalla presenza della lettera maiuscola. A me questo ha generato non poche difficoltà non solo di lettura, ma anche di comprensione, perché, ad un certo punto non riuscivo più a capire quando c'era un discorso diretto e quando no, ma soprattutto chi stava parlando e che tono aveva la frase.
Ci sono altri due dettagli che mi hanno un po' destabilizzato: il fatto che Saramago vada molto raramente a capo e la presenza piuttosto frequente di un improvviso cambio di tempo narrativo.
Non che sia un problema di gravità eccessiva, ma devo ammettere che in certi punti mi ha spezzato la lettura e mi è sembrato che stonasse con tutto l'insieme.

Diciamo che, molto semplicemente, questo libro non mi ha convinto al cento per cento ma, allo stesso tempo, non mi sento di sconsigliarlo completamente.

Il mio voto è:
✰✰ e mezzo
2,5/5

Alla prossima!

Silvia

giovedì 23 novembre 2017

#70 Cosa penso di: La briscola in cinque | recensione |

Quarta lettura di novembre!


La briscola in cinque
di Marco Malvaldi

Editore: Sellerio editore
Pagine: 184
Prezzo: 

Trama:

La rivalsa dei pensionati. Da un cassonetto dell'immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno, l'immaginaria Pineta, "diventata località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l'architettura del paese: dove c'era il bar con le bocce hanno messo un discopub all'aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all'aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto". L'omicidio ha l'ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest'ultimo il vero svogliato investigatore. I pensionati fanno da apparato all'indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sicché, sotto all'intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, civile, dai modi spicci e dallo spirito iperbolico, che sopravvive testarda                                                                                                    alla devastazione del consumismo turistico modellato dalla televisione.

Comincio subito col dirvi che questo libro mi è stato gentilmente prestato da Madre, che possiede tutta la serie de I delitti del Bar Lume. Prima di leggerlo io conoscevo solo la serie TV con protagonista Filippo Timi, trasmessa su tv8 non molto tempo fa. Quindi conoscevo già la storia, ma leggerla è tutto un altro discorso.

La briscola in cinque è la storia di un omicidio.
Una mattina, un giovane di ritorno dalla discoteca, trova in un cassonetto il corpo di una ragazza. Privo di cellulare si dirige al Bar Lume, unico locale aperto a quell'ora e chiama la polizia con l'aiuto di Massimo, il barista.
Da quel momento, Massimo si troverà involontariamente coinvolto nelle indagini del commissario Fusco e del dottor Carli.
Ad aiutare Massimo, o forse a complicargli la vita, ci sono quattro arzilli vecchietti clienti fissi del bar: Ampelio, nonno di Massimo, Aldo, Gino Rimediotti e Pilade Del Tacca.


Come credo di aver già detto in altre occasioni, i libri gialli rientrano da sempre tra i miei generi preferiti. Adoro Sherlock Holmes e i suoi ragionamenti complessi, ma anche Maigret con quella sua aria un po' svagata.
Quando ho visto la serie TV tratta dai libri di Malvaldi, ho subito capito che faceva per me.
I delitti del Bar Lume, nello specifico La briscola in cinque, sono un ottimo compromesso per chi ama il genere giallo ma non vuole impegnarsi con un indagine troppo complessa.

Protagonista principale è Massimo, barista un po' burbero di Pineta, un comune fittizio della costa toscana. Massimo, suo malgrado si ritroverà coinvolta nelle vicende più disparate, con al fianco il quartetto di vecchietti più arzilli del paese.
Il personaggio di Massimo mi è piaciuto molto e l'ho trovato subito parecchio simpatico! E poi parla da solo a voce alta, e lo fa pure in mezzo alla strada attirandosi le occhiatacce dei passanti: un mito.
Sì, perché forse non ve l'ho mai detto, ma anche io parlo da sola quando sono a casa...
Vabbè excursus personale a parte, ho trovato Massimo un buon protagonista.
Quello che mi ha colpito del suo atteggiamento è il fatto che più non vuole saperne nulla dell'indagine e più ci si trova coinvolto. In più c'è da dire che ci sa fare molto più di quello che sembra e questo lo rende un ottimo investigatore inconsapevole (non so se avete mai visto il detective Colombo: un po' come lui).
Vorrei poi aprire una lunga parentesi sul quartetto "da geriatrico" più comico del mondo, ma credo potrei parlarne per tutta la recensione, fino allo sfinimento.
Vi dico subito che questi quattro nonnetti mi hanno fatta morire dal ridere, con le loro battute e le uscite in toscanaccio! Ho una particolare simpatia per Ampelio, nonno di Massimo, colui che ne ha una per tutti, e per Aldo gestore del ristorante Boccaccio, che io ho rinominato "il letterato".
Mi è un po' dispiaciuto vedere che in questo primo romanzo la loro sia una presenza importante ma secondaria, soprattutto perché ero abituata alla fiction dove ne combinavano di tutti i colori.
Comunque, sono certa che ne leggerò delle belle, perché ho intenzione di recuperare anche gli altri libri.

Per quanto riguarda le ambientazioni, devo dire che, nelle descrizioni di Malvaldi, si percepisce molto l'aria tipica di quei paesini toscani dove si conoscono tutti e che prendono vita soprattutto nella stagione estiva, perché meta di turismo e villeggiatura.
Pineta, come vi dicevo, non è un comune esistente, ma potrebbe esserlo benissimo, perché Malvaldi riesce a rappresentare con poche pennellate un quadro che non ha nulla da invidiare alla realtà di tutti i giorni. Ovviamente, escludendo omicidi e quant'altro 😉

Lo stile di Malvaldi mi è piaciuto molto.
Ho trovato La briscola in cinque una lettura molto scorrevole, appassionante e soprattutto divertente.
I dialoghi sono brillanti e simpatici, conditi dalla tipica parlata toscana che da quel tocco in più e che coinvolge il lettore.
Mi sono piaciute le parentesi che l'autore apre ogni tanto per spiegare un dato atteggiamento o alcuni comportamenti dei personaggi: spezzano ad arte la narrazione, consentendo al lettore sia di saperne di più che di interrompere il ragionamento per un attimo.

Ho notato alcune differenze rispetto alla serie TV, ma niente di sostanziale.
Mi rendo conto che i meccanismi siano diversi rispetto ad un libro, per questo vi consiglio prima di leggere i romanzi e poi di guardare la fiction.
In ogni caso La briscola in cinque mi è piaciuto molto e mi sento di consigliarlo a chi cerca una lettura leggera ma ben scritta e a chi apprezza il genere giallo condito con un po' di comicità.

Il mio voto è:
✰✰✰✰ +
4+/5



Alla prossima!


Silvia


martedì 21 novembre 2017

Sono andata al cinema #11: Justice League

Quando un'amante della Marvel va a vedere un film della DC e le piace pure!
Tratto da una storia vera 😂

Trama:

Alimentato dalla sua rinnovata fiducia nell’umanità , Bruce Wayne chiede aiuto alla sua ritrovata alleata Diana Prince, per affrontare un nuovo nemico. Insieme, Batman e Wonder Woman si mettono subito al lavoro per trovare e assemblare una squadra di metaumani pronti a fronteggiare questa nuova minaccia.






Justice League è un film del 2017 diretto da Zack Snyder e scritto da Chris Terrio e Joss Whedon, a partire da un soggetto degli stessi Terrio e Snyder.

Ispirato all'omonimo gruppo di supereroi dei fumetti DC Comics creato da Gardner Fox, il film è la quinta pellicola del DC Extended Universe (DCEU) ed è interpretato tra gli altri da Ben Affleck, Henry Cavill, Gal Gadot, Ezra Miller, Jason Momoa, Ray Fisher e Ciarán Hinds.


In Justice League, Superman è morto e le tre scatole madri si riattivano, percependo la sua scomparsa.
Steppenwolf torna sulla terra con l'unico intento di riunire le tre scatole e portare la distruzione e il caos sul pianeta.
Batman, il primo ad aver affrontato un Parademone, capisce che una nuova minaccia sta per abbattersi sulla Terra e ne ha conferma quando Wonder Woman si mette in contatto con lui comunicandogli l'imminente arrivo di un'orda aliena.
Bruce Wayne e Diana Prince decidono di reclutare Berry Allen, Arthur Curry e Victor Stone, ovvero Flash, Aquaman e Cyborg con l'unico scopo di sconfiggere Steppenwolf prima che riesca ad unire le tre scatole.
Senza Superman, però, l'impresa sembra essere quasi impossibile...


Comincio subito col dire che, tra Marvel e DC, la mia preferita in assoluto resta sempre la Marvel. Diciamo che ne preferisco sia l'universo che i supereroi con le loro caratteristiche.
Ammetto di non aver mai amato particolarmente i supereroi dell'universo DC (ad esclusione di Flash e Arrow, ovviamente), in particolare ho sempre avuto un problema di sopportazione nei confronti di Superman e Batman. Ma soprattutto Superman.
Detto questo, lo devo ammettere, Justice League non mi è dispiaciuto.



L'ho trovato un film molto carino, dalla trama niente male e con un buon sviluppo dei personaggi.
Come avvicinamento alla DC mi è sembrato un buon inizio.



Di questo film mi hanno colpito soprattutto i personaggi e il loro sviluppo.
In particolare ho avuto modo di rivalutare Batman, che ho visto sotto un'ottica più umana e fallibile. n questo film, infatti, Batman si rivela essere il supereroe meno super del gruppo. Bruce Wayne, infatti, non ha poteri particolari, non è un semidio o un alieno, è semplicemente un essere umano (ricco da far schifo, ma un essere umano). L'unico super potere di Batman è l'enorme ricchezza che gli consente di usufruire di diversi gadget tecnologici per potenziare la sua forza.
Mi è piaciuto questo voler rendere Bruce molto più umano, sia da un punto di vista fisico che psicologico e morale.
Ho trovato Ben Afleck davvero calato nella parte e credo abbia fatto un'ottima interpretazione.

Un altro personaggio che ho molto apprezzato è Berry Allen/Flash.
Abituata con la serie TV, ero partita con diverse aspettative a riguardo e devo dire che, nonostante siano state stravolte, sono state anche superate. 
Il personaggio di Flash mi ha fatto letteralmente morire dal ridere! L'ho trovato molto più complessato rispetto alla serie TV, forse perché quello di questo film è un Barry Allen che ha da poco scoperto i suoi poteri e che ancora deve imparare a gestirli.
Ezra Miller possiede un'espressività assurda e l'ho trovato perfetto per il personaggio.

Mozione speciale per Diana Prince/Wonder Woman, su cui però non voglio esprimermi troppo perché prima preferisco recuperare il film che la vede protagonista, in modo da comprendere di più il background del personaggio.
In ogni caso, un supereroe donna che le da di santa ragione, forse anche meglio di un uomo ci voleva proprio. 
Gal Gadot, poi, è bellissima, su questo non si discute.
Solo due cose non mi hanno convinto a riguardo: alcune scelte nel vestiario, con scollature non necessarie, e alcune inquadrature, un po' troppo fanservice.

Ovviamente mi sono piaciuti anche Aquaman e Cyborg, però li ho trovati caratterizzati in maniera leggermente diversa rispetto agli altri tre. Forse perché meno conosciuti oppure perché sono in preparazione dei film dedicati. 

La trama, in generale, non mi è dispiaciuta.
Il cattivo mi è sembrato ben costruito e la base della storia (tutto il racconto sulle tre scatole, la guerra avvenuta secoli prima, ecc...) è stata resa in maniera piuttosto comprensibile.
Le battaglie e gli scontri sono stati costruiti in modo molto accurato, così come è stato per le ambientazioni.

Ovviamente io parlo da profana e da ignorante in materia, perciò potrei aver apprezzato la pellicola più del necessario anche per questo: non avendo un metro di paragone, non ho potuto che trovarla avvincente.


Una cosa che proprio non mi ha convinto è l'arrivo di Superman
Badate bene che questa è una considerazione che va ben oltre lamia scarsa simpatia per il personaggio.
Ho trovato che l'entrata in scena di Superman abbia, in un certo senso, sminuito gli altri cinque protagonisti. 
Sì, certo, loro combattono e non le risparmiano a Steppenwolf, ma è sempre Superman che risolve la situazione (e gli basta un pugno...vabbè). Mi è sembrato tutto un po' troppo esagerato e questo, secondo me, ha fatto perdere un po' di coinvolgimento nella trama.

Ah, quasi dimenticavo!
Nota molto positiva sono state le musiche, sempre perfettamente adattate alla trama e alla scena.
E anche i colori e gli effetti speciali mi hanno positivamente colpito.

Insomma, per fare un quadro d'insieme, direi che Justice League è sicuramente uno di quei film perfetti per passare un pomeriggio al cinema, godendosi un po' di azione e di buoni sentimenti.
Perché quando si parla di supereroi, i buoni sentimenti ci sono sempre.

Il mio voto è:
✰✰✰ e mezzo
3,5/5



Ovviamente è sempre meglio la Marvel, ragazzi! Non c'è proprio storia...

E dopo questa stoccata, vi saluto!

Alla prossima!

Silvia

venerdì 17 novembre 2017

#69 Cosa penso di: Perchè sei un essere speciale | recensione |

Terza lettura del mese!
Grazie all'autrice per avermi inviato questo suo libro


Perchè sei un essere speciale
di Angelica Rubino

Editore: Montedit
Pagine: 80
Prezzo: 8,00€

Trama:

Angelica Rubino, presenta un "caro diario" che racconta la storia di una ragazza che affronta la vita con ottimismo e cerca sempre di trovare una visione luminosa anche nei momenti di difficoltà che si verificheranno sia all'interno della sua famiglia come nei rapporti con gli altri, fino a trovare la sua dimensione nell'avventuroso viaggio della vita...



Prima di tutto, vorrei ringraziare Angelica che è stata così gentile da inviarmi questo suo libro per farmelo leggere e recensire.
Avevo molto apprezzato Pistole e Polvere da sparo (recensione qui) emi ha fatto molto piacere poter leggere anche altre sue opere.
Piccolo spoiler: il mese prossimo vi parlerò ancora di lei😉

Perché sei un essere speciale, è la storia di Sibilla, una ragazzina di quattordici anni che, con l'inizio delle superiori, decide di tenere un diario per ricordare questa sua esperienza in questo nuovo mondo.
L'ingresso alle superiori, però, non è l'unica sfida che Sibilla dovrà affrontare.


So che la mia versione della trama è molto scarna, ma questo è un romanzo davvero breve, quindi ho preferito non dire troppo per non rovinarvi la lettura.

Perché sei un essere speciale, come vi dicevo, è la storia di Sibilla che è anche la narratrice della nostra storia.
Il romanzo infatti è costituito dal suo diario,dove, giorno per giorno racconta la sua vita e le sue esperienze.
Era da molto che non mi imbattevo in un romanzo scritto in questa forma e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa, forse perché i romanzi epistolari o di diario mi hanno sempre affascinato molto. Credo si possano definire uno dei pochi casi in cui apprezzo la narrazione in prima persona.
Solitamente, trovo che la prima persona, precluda un pezzo di trama al lettore che si trova,  a volte suo malgrado, a sorbire un unico punto di vista per tutto il libro. Non è però il caso del diario che, pur offrendo un'unica visuale, consente di entrare più in sintonia con il protagonista,poiché si entra al 100% nella sua vita.
So che può sembrare un ragionamento poco sensato, ma questa è sempre stata la mia impressione su questi particolari generi narrativi.

Ma veniamo a noi e alla recensione vera a propria.

La nostra protagonista, nonché narratrice, è Sibilla, una ragazzina di quattordici anni che si appresta a cominciare le superiori.
Non incarna esattamente il prototipo della società, perché è piccoletta è un po' cicciottella. Non si sente bella come le sue amiche di nuovi compagni di classe approfittano, inevitabilmente, di questa sua debolezza. Allo stesso tempo, però, io l'ho percepita come una ragazza piuttosto matura rispetto le sue compagne, con un carattere abbastanza forte che cerca di non farsi abbattere dalle avversità e che trova sempre il lato positivo delle cose.

Da un punto di vista generale, la caratterizzazione dei personaggi è ben fatta nonostante sia soggettiva, perché tutto ci viene presentato attraverso gli occhi e le esperienza di Sibilla.
La cosa che più ho apprezzato dei protagonisti è che non sono i classici ragazzini belli, ricchi, a cui la vita sorride tutti i giorni. I protagonisti sono degli outsider, fanno parte del lato sfigato e imperfetto della società giovanile.
Nonostante io abbia superato i quattordici anni già da un bel pezzo, non ho potuto fare a meno di identificarmi in Sibilla e in quella parte un po' bistrattata di adolescenti che non rispecchiano la perfezione.

Altra cosa importante di questo breve romanzo, sono i temi.
Perché non si parla sollo dell'ingresso nel mondo delle superiori, ma anche di bullismo, della crisi economica che ha colpito non poche famiglie Italiane, di problemi famigliari, di droga.
Devo dire che la storia ideata da Angelica è carica di significati e di spunti di riflessione davvero interessanti: trovo che offra un ottimo spaccato sulla vita dell'adolescente medio.

Per quanto riguarda lo stile, ho molto apprezzato la scrittura di Angelica: è semplice ma curata, rispecchia perfettamente l'età della protagonista e il suo carattere.
La mia è stata una lettura molto coinvolgente e appassionante, veloce, molto scorrevole (al punto che l'ho letto tutto d'un fiato) e con una trama davvero interessante. Ho trovato solo alcuni punti della narrazione un po' sbrigativi e, siccome credo ci sia una ragione specifica che però io non ho ben colto nel corso della lettura, il mio voto si abbassa leggermente.

Per concludere si tratta di un libro che mi sento di consigliare a tutti, perché si legge con semplicità e da anche modo di pensare.

Il mio voto è:
✰✰✰✰
4/5



Alla prossima!

Silvia

martedì 14 novembre 2017

#68 Cosa penso di: Orgoglio e Pregiudizio | recensione |

Seconda lettura di novembre!
Libro decisamente diverso dal solito e che stazione nella mia libreria dai tempi della prima superiore... non vi dico altro!



Orgoglio e Pregiudizio
di Jane Austen

Editore: Mondadori (oscar classici)
Pagine: 420
Prezzo: 8,40€ (ebook - prezzi vari)

Trama:

"Orgoglio e pregiudizio" è sicuramente il romanzo più popolare di Jane Austen, quello in cui si realizza un equilibrio perfetto tra struttura e stile, e quello che esalta in maniera più distintiva lo smalto della sua arte. Il libro fu pubblicato nel 1813 ottenendo già all'epoca un ottimo riscontro da parte dei lettori. La vicenda è ambientata nella contea di Hartford e si apre con un ordinario avvenimento: un giovane e facoltoso gentiluomo, Charles Bingley, prende in affitto Netherfield Park, una tenuta nello Hertfordshire, suscitando la curiosità e l'eccitamento delle famiglie residenti nel vicinato, e della famiglia Bennett in primo luogo, che, con cinque figlie da maritare, vede nella circostanza un'occasione da non lasciarsi sfuggire. Un romanzo che ancora oggi è considerato tra i massimi di tutta la letteratura inglese.



Lo so, ho preso la brutta abitudine di non scrivere la mia versione della trama, ma seriamente volete che vi racconti la storia di Orgoglio e Pregiudizio?!
Io la sapevo anche prima di leggerlo, complice il film e i libri di scuola, perciò soprassediamo anche questa volta.

Vi ho già parlato del mio particolare rapporto con i classici. Non è corretto dire che non mi piacciono, perché ne ho trovati diversi di carini, però si può dire che non rientrano tra i miei generi preferiti.
Tutto questo per dirvi che, questa recensione mi mette in una situazione di dubbio: mi è piaciuto questo libro? Quanto mi è piaciuto?

Rispondere a queste due domande, per me in questo momento, non è così semplice come potrebbe sembrare, ve lo assicuro.

Orgoglio e Pregiudizio è, senza ombra di dubbio, uno dei classici più importanti e famosi della letteratura inglese. Sicuramente, per l'epoca era da considerarsi rivoluzionario e molto avanti come concetti ed ideali; senza contare che Jane Austen l'ha scritto a 21 anni.
Credo sia impossibile non considerarlo un bel libro, ma soprattutto uno spaccato interessante e dettagliato sulla società del tempo. Quindi, il mio giudizio "un po' così" non vuole mettere in discussione nulla di tutto questo.

Finito lo spiegone, direi che possiamo passare al mio pensiero, voi che dite?

Quello che io penso di Orgoglio e Pregiudizio è che mi è piaciuto .
Nel senso che ci sono dei particolari che ho trovato molto interessanti e altri che proprio non ho sopportato.

I lati positivi di questo libro sono: la trama semplice ma intricata, la caratterizzazione dei personaggi e delle ottime descrizioni.
I lati negativi sono: la  trama che, a tratti, risulta pesante e noiosa, i personaggi insopportabili e le descrizioni troppo lunghe.
Come vedete, i punti di forza di questo romanzo sono anche quelli che personalmente definirei dei difetti. Cerco di spiegarmi meglio e in modo più approfondito, partendo dalla trama.

La trama, che è sicuramente una componente importante del romanzo, è molto interessante. Appare semplice, perché non è altro che un intreccio di pseudo storie d'amore, ma in realtà è anche molto intricata. Si tratta, infatti, come già vi dicevo qui sopra, di un ottimo affresco della società dell'epoca, fatto di macchinazioni, sotterfugi, pregiudizi e pettegolezzi.
Questa componente di complessità mi ha molto colpito e mi è piaciuta, allo stesso tempo però non ho compreso certe dinamiche narrative. Ho trovato davvero incomprensibili, e a volte inutili, interi pezzi di storia. Mi ha dato l'impressione che si volesse un po' tirarla per le lunghe, come si suol dire.

E qui mi ricollego al fattore descrizioni.
Le descrizioni sono davvero ben fatte, curate nei dettagli e in grado di creare quasi un dipinto davanti agli occhi del lettore. Allo stesso tempo, però, ci sono dei punti in cui risultano davvero pesanti e noiose.
La descrizione è una parte importante del romanzo, ma non deve prevalere sulla narrazione, se no si rischia di perdere il filo del discorso e di non capirci più nulla. Cosa che, lo ammetto, a me è successa.
Ho dovuto rileggere delle parti anche tre volte, per capire il punto preciso dove proseguiva la vicenda e per non perdermi nei meandri di una descrizione di tre facciate.

Il punto dei personaggi è quello meno problematico e più personale. Non contesto infatti la caratterizzazione che è ottima! Non ho davvero nulla da dire, perché credo di non aver mai trovato in un classico dei protagonisti con dei caratteri così ben delineati, in grado di maturare, cambiare idea e migliorare sé stessi.
Il mio problema è che, a pelle, avrei voluto strozzare metà delle figure principali. Sì, anche quelle positive, avete capito bene.
Tralasciando la signora Bennet, che ha messo a dura prova i miei nervi (forse più di quanto sono stati messi alla prova i suoi), un altro personaggio che non ho molto ben digerito è Jane, la maggiore delle sorelle Bennet. Ho avuto più volte l'impulso di entrare nel libro, darle uno scossone e intimarle di prendere una benedetta posizione nella vita. Capisco vedere il buono in tutte le persone, ma così è davvero esagerato: è troppo buona, troppo perfetta, troppo compita. Insomma, è troppo!
Al contrario ho apprezzato molto Elizabeth, la ragazza ribelle della situazione.
Lizzy ha un carattere forte, si vede subito che è diversa dalle sue coetanee dell'epoca ed è proprio la sua voglia di indipendenza e autodeterminazione che colpisce il lettore. Io l'ho adorata, soprattutto per certe sue rispostine sarcastiche, decisamente moderne per l'epoca.
Altro personaggio che credo sia inevitabile amare fin dal principio è il signor Darcy, colui che ha alzato l'asticella di tutte noi per quanto riguarda il giudizio al genere maschile.
No, scherzo, scherzo!
Senza dubbio il signor Darcy è un gentiluomo d'altri tempi, dal carattere forte, deciso, onesto, che mette le persone che ama al primo posto e che per loro farebbe tutto. Per questo suo carattere particolare, viene spesso considerato presuntuoso e orgoglioso, un uomo che si eleva sopra gli altri e si crede migliore, ma poi da prova che non è così. Credo potrei elargire le lodi di questo personaggi per almeno altre 20/30 righe, ma mi fermo qui.
Mozione speciale al signor Bennet e al suo sarcasmo.

Concludo spendendo due parole sullo stile di scrittura anche se, sinceramente, non penso di essere nella posizione di esprimere pareri su Jane Austen.
Il suo stile, infatti, mi è piaciuto.
Mi aspettavo mi risultasse più ostico, come spesso mi capita con i classici, invece la mia è stata una lettura tutto sommato scorrevole ed appassionante, soprattutto verso la fine.
Sono quindi arrivata alla conclusione che il mio problema sia proprio nei confronti del genere letterario in sé e non verso il libro nello specifico.
Per quanto riguarda Orgoglio e Pregiudizio, in quanto tale, credo che i miei ostacoli di lettura siano dovuti anche al fatto che l'edizione in mio possesso sia piuttosto vecchiotta e forse penalizzata nella traduzione.

Al di là del mio giudizio personale, mi sento di consigliare questo libro un po' a tutti, perché credo si possa inserirlo tra i romanzi da leggere almeno una volta nella vita.

Il mio voto è:
✰✰✰
3/5

Alla prossima!


Silvia


lunedì 13 novembre 2017

Sono andata al cinema #10: Thor: Ragnarok

Ma seriamente non andavo al cinema da agosto?!
Pazzesco 😂

Vi risparmio la premessa sul mio amore indiscusso ed indiscutibile per la Marvel, Loki, i supereroi, Loki, la serie degli Avengers, Loki... L'ho detto Loki?!
Vabbè, dicevamo, vi risparmio la premessa perché credo di avervene già parlato a sufficienza.

Trama:

Questa volta il dio del Tuono, dopo aver esiliato il padre, Odino, nel film precedente e aver preso il comando di Asgard, sarà esiliato a sua volta e imprigionato dall'altra parte dell'Universo. Da lì dovrà tornare indietro per impedire il Ragnarok, cioè la distruzione del proprio mondo.








Thor: Ragnarok è un film del 2017 diretto da Taika Waititi.

Basato sull'omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, è il sequel di Thor: The Dark World e il diciassettesimo film del Marvel Cinematic Universe. Prodotto dai Marvel Studios e scritto da Eric Pearson, Craig Kyle e Christopher Yost, il film è interpretato da Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Cate Blanchett, Idris Elba, Jeff Goldblum, Tessa Thompson, Karl Urban, Mark Ruffalo e Anthony Hopkins.

In Thor: Ragnarok, sono passati due anni dalla battaglia di Sokovia (Avengers: age of Ultron) e Thor ha passato tutto questo tempo alla ricerca delle Gemme dell'Infinito. Ora però, è prigioniero di Surtur, vecchio nemico del padre, che gli rivela l'arrivo imminente ed inevitabile del Ragnarok, la distruzione completa di Asgard e inoltre gli svela che Odino non è più a palazzo.
Thor, che non è molto convinto, si libera e sconfigge Surtur, pensando così di evitare la disfatta.
Tornato a palazzo e smascherato Loki, Thor torna sulla terra alla ricerca di Odino che troverà in Norvegia, prossimo alla dipartita.
Prima di andarsene per sempre però, Odino svela ai suoi figli che, dopo la sua morte, Hela, la sorella di cui non sapevano nulla, sarebbe stata libera e avrebbe fatto di tutto per riprendersi Asgard e distruggerla.
Ed infatti è proprio quello che accade.
Dopo il ritorno di Hela, comincia la vera avventura di Thor che si troverà a combattere contro Hulk, fuggire da un pianeta attraverso un tunnel spazio temporale, allearsi con il fratello e combattere contro la sorella.


Se avete visto i Thor precedenti, o anche altri film Marvel, di certo saprete che umorismo e ironia sono spesso parte integrante della pellicola. A mio parere, i film con protagonista Thor sono i più divertenti, non solo per l'espressività di Chris Hemsworth, ma anche per i momenti comici che si creano con gli altri personaggi.
Thor: Ragnarok, in particolare, mi è sembrato in assoluto il più comico visto fino ad oggi. Era costellato di battutine, facce buffe, sketch esilaranti durante i quali non ridere era davvero impossibile.
Questo, ovviamente, non vuol dire che l'intera pellicola abbia mancato di serietà o di colpi di scena.
Si parla pur sempre della morte di Odino (non è spoiler perché succede dopo dieci minuti di film, non mi stressate), della possibile distruzione di Asgard e viene nuovamente trattato il legame tra Loki e Thor.

Da un punto di vista della trama, io l'ho trovato davvero niente male!
Palesemente di congiunzione e preparazione a Avengers: infinity war, ma assolutamente un bel film!


Ho apprezzato moltissimo tutti i personaggi, sia quelli più conosciuti, che le figure secondarie che i nuovi protagonisti.
Ho trovato fantastica Cate Blanchett nel ruolo di Hela! Qualcuno deve dirmi cosa mangia quella donna per essere così a 48 anni (QUARANTOTTO), invece di invecchiare ringiovanisce ed è sempre più bella. Che invidia!
Scherzi a parte, il personaggio di Hela è quello che più mi ha stupito e colpito, perché finalmente abbiamo un cattivo donna degno di questo nome. Hela è la prima figlia di Odino, ma è anche la dea della morte e, come tale, rivuole il trono di Asgard e conquistare tutti i regni dell'universo.
Non si fa scrupoli ad andare contro la sua stessa famiglia, anzi è proprio quello che vuole.
Altro personaggio femminile molto badass che ho apprezzato tantissimo è Valchiria (ma non ce l'ha un nome sta ragazza?). Va bene, all'inizio sembra una beona incallita anche un pochino codarda e menefreghista, ma poi si rivela una che sa quello che vuole e che spacca di brutto!
Il mio unico problema con lei è che la shipperei alla grande sia con Thor che con Loki... 
*i problemi, quelli veri*
E in tal proposito... ma quanto sono contenta che sia tornato il mio caro Loki?
Voi non potete capire!
Come non potete capire quante macchinazioni ha fatto il mio cervellino bacato per tre quarti di film (e anche dopo), perché, diciamocelo, si è redento solo per convenienza.
Stiamo parlando del dio degli inganni, eddai!

Ok, la smetto di fangirlare, siete felici?



Lo immaginavo...



Mi sono piaciuti moltissimo anche i colori e i toni dell'intero film, perché ho notato un alternarsi davvero equilibrato di tonalità cupe e brillanti. Gli stessi accostamenti cromatici per gli abiti dei personaggi o nei paesaggi/ambienti, hanno dato quel tocco in più all'intera pellicola e hanno contribuito parecchio alla positività del mio giudizio.
Sugli effetti speciali ci sarebbe molto di cui parlare, ma io non sono molto tecnica perciò mi limito a dirvi che sono stati fenomenali! Perfettamente integrati con la narrazione, senza esagerazioni o cose inutili.
Ottime sono state anche le colonne sonore, perfette per ogni momento del film, soprattutto Immigrant song dei Led Zeppeling, che io non conoscevo minimamente (perché è del 1970) e che mi è entrata in testa nel giro di mezzo secondo.

Insomma, credo sia abbastanza chiaro che il film mi è piaciuto parecchio!

Sicuramente lo consiglio a chi è appassionato del genere e a chi non si perde un film Marvel, neanche a pagarlo oro, perché Thor: Ragnarok è un importante anello di congiunzione con Avengers: inifinity war.
Sì, è vero, forse non sarà il migliore Thor di sempre, c'è più comicità del solito e, lo devo ammettere, la battaglia finale è un po' troppo sbrigativa ma, detto tra noi: chi se ne frega!

I film di supereroi hanno di certo un messaggio, trasmettono qualcosa, come tutti i film, ma sono fatti principalmente per passare due ore in allegria, tra battaglie, buoni sentimenti, lotta tra bene e male e, perché no, anche due risate.



Il mio voto è:
✰✰✰✰+
4+/5



Vi lascio con un Loki random, 
perché c'è sempre bisogno 
di un Loki random!

Alla prossima!

Silvia


giovedì 9 novembre 2017

#67 Cosa penso di: L'ombra di Don Calogero | recensione |

Prima lettura di novembre!
Grazie all'autrice per avermi inviato il suo romanzo!


L'ombra di Don Calogero
di Annalisa Pergolizzi.

Editore: selfpublishing Amazon
Pagine: 139
Prezzo: 2,99 € (solo ebook)

Trama:

Clara, è una ragazza che sin dall'adolescenza vive la sua vita sotto l'ombra di don Calogero un potente mafioso siciliano con cui la famiglia aveva stretto dei rapporti economici sfavorevoli . Con il passare del tempo la catena che lega Clara a don Calogero si fa sempre più corta complici ,la disagiata situazione economica in cui versa la sua famiglia riuscendo a rendere la vita di Clara un vero inferno tanto da essere letteralmente venduta allo stesso per ripagare i debiti del padre ,ma lei è decisa a non arrendersi.

Prima di tutto vorrei ringraziare l'autrice per avermi inviato questo suo libro, proponendomi di leggerlo e recensirlo.

Comincio subito col dirvi che, come nelle recensioni precedenti, anche in questo caso non vi proporrò la trama scritta da me. Il motivo è che si tratta di un romanzo molto corto, in cui succedono parecchie cose e, riscrivendo la trama, rischierei di rivelare dettagli che sarebbe meglio scopriste nel corso della lettura.

Quando Annalisa mi ha contattato e mi ha proposto di leggere il suo romanzo, ho letto la trama su Amazon e devo dire che mi ha incuriosito molto, come ho trovato interessante quel tocco di paranormale di cui si parlava nelle recensioni (perché, per farmi un'idea ho letto anche quelle).
In effetti, la trama, la base che l'autrice ha ideato per questo romanzo, è davvero molto interessante, perché mischia temi forti e di denuncia sociale, al paranormale e alla vita di tutti i giorni.
Dopo aver letto i ringraziamenti al termine del romanzo, mi sono resa conto che, molto probabilmente, alcuni dei fatti riportati dall'autrice (anche se romanzati) la toccavano in prima persona, e questo mi ha messo ancora più in difficoltà, perché non vorrei, con la mia recensione, toccare tasti delicati e non dare il giusto peso ad un libro che forse è stato scritto anche per esorcizzare il proprio passato.

Detto questo, però, vi devo confessare che, per una serie di motivi che ora vi andrò a spiegare, la mia non potrà essere una recensione totalmente positiva.

La prima cosa che non mi ha convinto, e forse la più importante, è che l'autrice ha riempito la trama di questo romanzo di troppe cose. Più precisamente, sono i fatti negativi ad essere troppi e a volte troppo esagerati.
A Clara, la protagonista della vicenda, ne succede una dopo l'altra!
La sua non è una vita facile, l'autrice ce lo dice fin dal principio, ha vissuto un'infanzia fatta di abusi e soprusi, con una famiglia che l'ha privata di qualsiasi forma di affetto, trascinandola con loro nel vortice della delinquenza e della prostituzione. Con l'aleggiare continuo della figura di Don Calogero, boss della malavita locale, che tira le fila dell'intera vicenda.

Non ho dubbi che, molti dei fatti che l'autrice narra, facciano parte della realtà di non pochi luoghi in Italia e non. Quello che però mi ha lasciato un po' perplessa è che tutto accada esclusivamente a Clara e alla sua famiglia. Si tratta, secondo me, di un'esagerazione che porta a rendere tutto poco credibile. Se l'idea dell'autrice era scrivere un romanzo che avesse una componente di denuncia, con questo espediente, purtroppo, tutto perde di significato e di importanza.
È inevitabile dispiaceri e indignarsi per quello che le accade, ma allo stesso tempo è la stessa Clara, con le sue reazioni insensate, i suoi pregiudizi e i luoghi comuni a cui fa spesso appello, a rendersi indisponente agli occhi del lettore e ad impedirgli di empatizzare e solidarizzare con lei.

Ma i luoghi comuni e i cliché non fanno parte solo della protagonista, bensì di tutto il romanzo.
Non voglio riportarli perché credo non sia questo il luogo dove sviscerare certi argomenti, però ho trovato alcune affermazioni e reazioni decisamente fuori luogo.
Personalmente, come donna, mi sono sentita offesa non solo dal modo in cui Clara viene trattata, ma anche dal modo in cui lei stessa reagisce. A certe cose non si può passare sopra! Non si può non serbare rancore, non si può continuare ad amare un uomo che ti stupra è ti picchia solo perché lui stesso dice di amarti. Senza contare che non è il tuo fidanzato, non è tuo marito, non è nulla per te. Mi dispiace essere così dura su questo punto, ma è un pensiero che non posso non esprimere!
Con questo non voglio assolutamente mancare di rispetto all'autrice, spero sia chiaro. 

E infine, in diversi punti della narrazione ho notato un problema di collocazione spazio/temporale.
Non sempre si capisce l'età dei protagonisti, è solo intuibile l'arco temporale in cui si svolge la vicenda ( io ho ipotizzato che Clara sia nata all'inizio degli anni '90) e spesso non è chiaro il salto temporale tra un avvenimento e l'altro.

In generale, ci sarebbero altre piccole cose che io, personalmente, sistemerei o renderei in maniera diversa, ma preferisco non entrare nel dettaglio trattandosi di semplici gusti personali.

De L'ombra di Don Calogero mi sento, però, di salvare le linee guida della trama, ovvero gli avvenimenti base attorno a cui si svolge la vicenda, e l'intenzione dell'autrice, ovvero la voglia di scrivere un romanzo che denunciasse il degrado della società e le situazioni critiche di certe zone.
Non è male nemmeno la componente paranormale, lo devo ammettere, anche se in certi punti, sarebbe stata necessaria una spiegazione più approfondita e curata.

Non mi sento di dirvi se è un romanzo che consiglio o meno, perché sul mio giudizio hanno (come ovvio) influito anche i miei gusti personali in fatto di lettura. Ci sono buone possibilità che una parte di voi la pensi come me, ma anche che altrettanti abbiano un'idea contraria.
Perciò, lascio scegliere a voi!

Il mio voto è:
✰✰
2/5

Alla prossima!


Silvia

mercoledì 8 novembre 2017

#14 Diario di bordo: Il mio mese di OTTOBRE

Ovvero di influenza, influenza e preparativi per Lucca!


Con un piiiccolo ritardi di soli 8 giorni...
Ecco a voi il riassunto di ottobre!
Ma cominciamo, anche se credo sarà un riassunto breve.

sì, questa sono io
La prima settimana di ottobre è stata segnata da un raffreddore che te dico fermate!
Ma andiamo con ordine.
Ho cominciato la settimana in splendida forma (per quanto possa esserlo un'anzianotta come me), stirando, sistemando l'armadio e facendo anche qualche nuova foto per il vecchio feed di instagram.
Avevo un pochettino di mal di gola, ma chi mai avrebbe potuto pensare che quello fosse solo l'inizio?! Non io, ovviamente...
Martedì sono andata in ufficio, rubando la camicia Oxford a mia mamma, e al pomeriggio ero a pezzi. Letteralmente!
Il giorno seguente sarei dovuta andare a consegnare un curriculum, ma sembravo rimbambita e parlavo peggio di paperino, così sono tornata a letto e ciccia. Almeno mi sono vista il finale di stagione di The Vampire Diaries...una gioia ogni tanto.
Nel fine settimana già stavo meglio e ho ricevuto la convocazione per fare la scrutatrice al referendum e su instagram ho raggiunto gli 800 follower ♡
Diciamo che è finita bene dai!

foto mia
La seconda settimana di ottobre è iniziata con una rivelazione di vitale importanza *lo percepite il sarcasmo?*: non finirò mai il coloring book del Giappone. Il fatto è che mi ero autoimposta di terminare un coloring book all'anno. Nel 2016 ce l'ho fatta, quest'anno mi sa di no...
Ho le paturnie, lo so, non fateci troppo caso.
Dato che il mercoledì stavo decisamente bene, sono finalmente riuscita a consegnare questo benedetto curriculum (inserire cori angelici qui) peccato che non abbia concluso un bel nulla, ma tanto lo sapevo. In compenso ho recuperato il fantasmagorico cofanetto di Your Name 😍
Il venerdì, quando finalmente ho cominciato a percepire i gusti, ho mangiato sushi con mia mamma e ho provato di nuovo i temaki: buonissimi!
Ma ho anche fatto shopping! Ho preso una gonna/pantalone e delle calze stellose da tezenis troppo carine, ora devo solo trovare il coraggio di portarle... e per concludere, una volta arrivata a casa ho trovato il funko pop di Harry Potter! 
Le sorprese quelle belle!
Il sabato sono andata ad Asolo con i miei genitori e faceva talmente caldo che abbiamo pranzato fuori, sotto un gazebo! Assurdo!
Comunque è stata una bellissima giornata e ho fatto un sacco di foto. Ho anche perso l'uso di un polmone per raggiungere la rocca (che era chiusa per ristrutturazione), ma vabbè, tutta salute! Tutta ciccetta che se ne va!

 La terza settimana di ottobre l'ho passata fortunatamente in salute!
Sono andata a fare un giro in centro con Cristina, per il nostro solito tour di spendacciamente libroso e mangoso e ho mangiato la pizza del Rossopomodoro dove non andavo da un po'.
Martedì, mercoledì e giovedì sono stata in ufficio sempre con questi benedetti codici a barre, ma grazie al cielo ho quasi finito. Dato che c'ero ne ho approfittato per fare qualche foto per il nuovo feed di instagram e, lo ammetto, sono molto soddisfatta del risultato. 
Il venerdì sono andata dalla parrucchiera a rifare il riflessante, dopo credo tre mesi...se non quattro *risatina imbarazzata*
Nel fine settimana sono stata impegnata con il seggio del referendum. Pensavo non sarebbe venuto nessuno e invece, porca miseria, è venuto mezzo comune! 
Devo dire che è stata una bella giornata, mi sono stancata ma mi sono anche divertita...e poi ho messo da parte qualche soldino per andare a Lucca! *huahuahua*

La quarta ed ultima settimana di ottobre, indovinate un po' come è iniziata?
Bravi! Con il raffreddore e l'influenza! Sì, perché questa volta avevo pure la febbre... che bello, eh!
Praticamente non ho concluso nulla per tutta la settimana, tranne la domenica, quando mi sono vista con la ragazza che organizzava le corriere per Lucca. 
Il lunedì ho preparato tutte le carte necessarie, ho sistemato un po' di cosette e poi mi sono riposata.
L'ultimo giorno del mese ho fatto la spesa e ho comprato le mie cosette gluten free. Poi sono passati i bimbi a fare dolcetto scherzetto e alle 22:30 nanna, perché il 1° novembre... 
Beh, questa è un'altra storia! 😉





Ed ora...PREFERITI DEL MESE!
Lo so che non se li fila quasi nessuno, ma io mi diverto quindi...

LIBRO: Questo mese ve ne dico due! ARGETLAM Vol.2 di Alessia Mainardi e PAX di Sara Pennypacker. Entrambi molto belli, nonostante il genere totalmente opposto.

FILM: Causa influenza (doppia) non sono andata al cinema ma sono riuscita a vedere A SILENT VOICE in streaming. Nonostante i sottotitoli un po' meh, devo dire che mi è piaciuto! 
Vi cito anche IL CACCIATORE E LA REGINA DI GHIACCIO che ho visto in TV.

SERIE TV: Ovviamente THE VAMPIRE DIARIES, che si è concluso definitivamente all'inizio del mese. Purtroppo poi non sono riuscita a vedere altro, perché ho un momentaneo blocca da serie TV.

CANCELLERIA: Il QUADERNINO verde militare di Cigna's BJ, che ho cominciato ad usare proprio questo mese.

TE' e TISANE: La new entry made in Croazia che mi hanno regalato Jessica e Leo! Non chiedetemi come si chiama, perché è scritto tutto in lingua sconosciuta. Però è buona!

ACCESSORIO: La nuova BORSETTA nera che ho preso da H&M perché, purtroppo, la mia borsa di pelle che ho preso a San Marino si sta rompendo. L'ho presa principalmente per Lucca, ma l'ho usata anche prima e mi sono trovata bene. Ci sta tutto quello che mi serve.

CANZONE: Sicuramente WHAT ABOUT US di P!nk che ho sentito per caso in ufficio e che mi è rimasta in testa per tutto il mese.

MAKE UP: Niente make up questo mese, praticamente mi sono truccata tre volte...non ho novità.

APP: Sarò banale, ma dico YOUTUBE che mi ha tenuto compagnia anche sul cellulare mentre non riuscivo a stare davanti al computer causa febbre e cose varie.

YOUTUBE: Questo mese ho scoperto CIMDRP che non credo di essere in grado di pronunciare correttamente, ma che ha scelto un nome per il suo canale davvero fantastico! I suoi sono dei video molto interessanti, soprattutto perché parla di parità e perché tratta temi molto importanti.



E qui si conclude anche questo riassunto sconclusionato del mio mese di ottobre!
E vi pongo anche la domanda del secolo: a novembre sono stata al Lucca Comics, come ormai saprete. La mia domanda è: volete un articolo dedicato a Lucca (che uscirebbe entro il fine settimana) o preferite che ve ne parli nel riassunto di novembre, a fine mese?

Ci vediamo a novembre!


Silvia


martedì 7 novembre 2017

#66 Cosa penso di: Wolf gilr & Black prince (serie completa) | recensione |

E per concludere effettivamente le letture di ottobre, ecco a voi la seconda recensione mangosa di quest'anno!


Wolf Girl & Black Prince
di Ayuko Hatta

Categoria: Shojo
Disegni: Ayuko Hatta
Editore: Edizioni Star Comics
Pagine: 176
Prezzo: 4,30€
Tankobon: 16 - conclusa

Trama:

Erika è una liceale del primo anno piuttosto vanitosa, e non fa altro che vantarsi con le amiche del suo ragazzo quando in realtà non ne ha mai avuto uno. Un giorno, pensando di non poter più coprire le sue bugie, vede per strada un ragazzo bellissimo e gli scatta una foto, presentandolo poi come il suo fidanzato. Sfortuna vuole, però, che il belloccio frequenti la sua stessa scuola e che per di più, a dispetto della sua fama di principe gentile e generoso, sia un tizio perfido e malvagio oltre ogni immaginazione! Venuto a conoscenza del punto debole della ragazza, infatti, la trasforma nel suo “cagnolino” personale! 



Ma se vi dicessi che ho iniziato questa serie manga per puro caso nel lontanissimo novembre 2014?
Ebbene sì! Il caso ha voluto che il primo volume di questa serie sia arrivato nelle mie manine poco dopo il Lucca Comics di quell'anno.
Non vi dico come e perché...storia lunga e noiosa, meglio bypassare.

Wolf Girl & Black Prince è la storia di Erika, una ragazza al primo anno di superiori che non ha mai avuto un fidanzato ma che si finge molto esperta in fatto di ragazzi per fare colpo sulle sue compagne di classe.
Quando però le due amiche le chiedono di vedere almeno una foto del suo fidanzato, Erika si trova in un bel pasticcio. Decide così di fotografare di nascosto un ragazzo molto bello incrociato per strada, peccato che il giorno dopo si riveli essere un suo compagno di scuola e anche piuttosto conosciuto: Kyoya Sata.
Convinta che sia un bravo ragazzo, Erika gli spiega la situazione e Kyoya decide di stare al gioco ma di ricattarla, costringendola a comportarsi come se fosse il suo cagnolino.
La povera ragazza si troverà ancora più nei pasticci quando si renderà conto di essersi innamorata per davvero di Kyoya.

Solitamente gli shojo scolastci non rientrano nel mio genere preferito, perché li trovo un po' tutti uguali e con delle trame a volte banali e ripetitive.
Come vi dicevo, WG&BP mi è capitato tra le mani per puro caso, quindi non avevo assolutamente idea di cosa fosse. Quando l'ho sfogliato e ho capito che sarebbe stato uno shojo scolastico, sono partita un po' prevenuta, per questo, dopo aver letto il primo volumetto, ho pensato di guardare la prima serie dell'anime (spoilerandomi tutta la storia, ma sono dettagli) e...mi è piaciuto.

L'anime mi ha molto incuriosito e divertito, e così ho deciso di continuare la serie, anche se ho pensato di leggerla solo una volta completata.
E dopo questo bla bla bla, veniamo alla recensione vera e propria.

La trama di Wolf Girl & Black Prince, a voler essere sinceri, non ha molto di diverso da quella degli altri manga dello stesso genere.
Nonostante questo, però, si è trattato di una lettura carina e divertente e che, a tratti, può anche fornire spunti di riflessione trattando temi tipici dell'adolescenza e del passaggio all'età adulta.
Ed è proprio per questo che questa serie mi è piaciuta più di quello che credevo. E poi c'è il lieto fine e io, nonostante quello che si pensa, sono una grande fan del lieto fine ♡


I personaggi sono un po' stereotipati, lo devo ammettere, Erika è la classica ragazzina un po' superficiale, mentre Kyoya è un tantinello stronzetto (scusate il francesismo, ma era l'unico termine calzante). Però, con il passare dei volumetti, migliorano eh! Ve lo assicuro.
Anche perché in 16 tankobon passano circa tre anni e i due ragazzi si trovano anche a dover affrontare l'ingresso nell'età adulta e nel mondo del lavoro.

Insomma, sicuramente è una serie che mi sento di consigliare a chi cerca una lettura leggera e divertente. Non aspettatevi chissà che trama impegnata, ma tanto divertimento e anche non poca dolcezza (Kyoya lo è mooolto a modo suo, ma lo è).

Per concludere, due paroline sullo stile delle tavole.
Si tratta di uno stile che mi piace molto, soprattutto per la cura nella resa degli abiti, delle espressioni e dei luoghi, ma è anche il tipico stile degli shojo, quindi dai tratti dolci, gli occhi grandi, le uniformi super corte ecc... Però non c'è fanservice, questo è un punto a favore.
Un piccolo dettaglio, anche se c'entra poco, è che lo stile del manga è stato mantenuto quasi perfettamente nell'anime.

Lo so che è una recensione piuttosto breve, ma stiamo pur sempre parlando di un manga con una trama lineare che, se mi dilungassi, rischierei di spoilerare in toto.

Il mio voto è:
✰✰✰✰ e mezzo
4,5/5






Alla prossima!

Silvia