domenica 31 dicembre 2017

#16 Diario di bordo: Il mio mese di DICEMBRE

Ovvero di mercatini, neve, Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi!


Benvenuti all'ultimo riassunto mensile di questo 2017!
Direi di cominciare subito, così evitiamo il papiro (come al solito).

Il mese di dicembre è, per antonomasia, il mese delle feste in famiglia, del cibo a fiumi, delle domande indiscrete del parentado, dei regali, del freddo fotonico e della classica frase "da lunedì:dieta!".
Ecco, questo, in maniera mooolto breve è il mio dicembre di quest'anno, ma anche di tutti gli anni precedenti.
Siccome, però, non posseggo il dono della sintesi (o per lo meno lo posseggo solo se mi fa comodo), adesso vi sorbite il racconto dettagliato. *inserire risata maligna qui*


La prima settimana di dicembre, è cominciata alla grande!
Infatti sono andata con i miei genitori a vedere ben due mercatini di Natale, ovvero ad Asiago e a Bassano del Grappa.
Faceva un freddo assurdo, ma c'era la neve, quindi va tutto bene! E chi ci pensa più al freddo quando c'è la neve?!
Si vede che in quel di Padova non nevica quasi mai e che io mi entusiasmo con poco? No vero! 😂
Comunque, i mercatini mi sono piaciuti molto. Davvero molto carini! (qui, come sempre le foto).
Ho recuperato un po' di cosette, poco natalizie ma molto utili e ho mangiato il primo pancake della mia vita! Che bontà! ♥
Sempre in questi primi giorni del mese è arrivata la mia copia di Jum fatto di buio, con cui ho partecipato all'evento Salani (o almeno credo, perché non ho mica capito come funzionava).
E, per mettermi in pari con le letture, ho fatto una reading challenge di 48 ore, durante la quale ho letto un sacco finendo due libri e due manga. Ovviamente perché non avevo altro da fare, se no chi legge così tanto in due giorni? Io, no!
L'8, come da tradizione... No, non ho fatto l'albero, freniamo l'entusiasmo.
Mi sono limitata a decorare il mio angolo manga e ad abbozzare un alberello super piccolo su una mensola in camera, giusto per respirare un po' di spirito natalizio!
E, infine, domenica ha nevicato!!! *party time*
Queste cose succedono sempre di sera, però, quando non posso fare uno straccio di foto che sia uno! Però me la sono guardata dalla finestra, già è qualcosa.

La seconda settimana è stata una settimana di shopping pre natalizio!
Con un paio di giorni di anticipo è arrivato un ordine amazon, ovviamente di libri e sono andata a recuperare qualcosa di decente da mettere per il pranzo di Natale.
Ho preso una camicia panna e un maglioncino beige, cosa strana per una che tende a vestire di nero/colori scuri. Però erano troppo carini per non prenderli ♥
Il sabato sono andata a vedere una rappresentazione speciale al Caffè Pedrocchi.
Non ero mai stata al piano di sopra e non avevo idea fosse così bello e così grande. C'è a dirittura un museo! 😮
La rappresentazione è stata molto interessante e questa volta sono riuscita a fare anche parecchie foto (non come alla Cappella degli Scrovegni...).

La terza settimana l'ho passata alla ricerca degli ultimi regali e ad impacchettare peggio di un elfo di Babbo Natale sottopagato!
Neanche da dire che, la sera della vigilia ancora non avevo finito...
Ah, e ho fatto l'albero, quello ufficiale! Piccolo anche quello, ma ufficiale e proud Ravenclaw ovviamente! 😉


Il giorno di Natale richiederebbe un articolo a sé, ma in definitiva si può riassumere in una parola: CIBO!
Tanto cibo. Troppo cibo.
Con tutto il parentado (alias zii e nonni) siamo andati fuori a pranzo e, per la prima volta, ho potuto mangiare praticamente tutto. I menù fissi per chi è celiaco sono sempre un problema, credete a me.
Era tutto buonissimo, soprattutto il risotto e le patate che avrei mangiato fino ad esplodere.
Alla sera ci siamo ritrovati a cena dagli zii e abbiamo mangiato solo un po' di carne e verdura, giusto perché si era parlato di minestrina e tè e biscotti, insomma.
Comunque Natale è stata davvero una bella giornata!
Ho ricevuto dei bei regalini e sono contenta perché ho rivisto un'amica che non vedevo da secoli: casualmente ci siamo trovate ad occupare i due tavoli vicini al ristorante. Che storia!

La quarta ed ultima settimana di dicembre è stata segnata dall'uscita al cinema con i miei.
Come lo scorso anno, anche questa volta, ci siamo fiondati al cinema a vedere il nuovo capitolo della saga di Star Wars, che sembra essere l'unico film che Madre e Padre accettano di vedere al cinema. *valli a capire tu, i genitori*
Il giovedì sono andata all'Ikea! *inserire cosi angelici qui*
Ho comprato due cosette, perché il mio obiettivo era (ed è) la libreria nuova, alla quale ho dato solo una sbirciatina. Finalmente in salotto è tornata un'illuminazione decente.. ah sì, non vi avevo detto che si era rotta la piantana, già, brutta storia.
E abbiamo i piatti nuovi! Troppo fighi, bianchi e di vetro! Noi sì che siamo fashion. 😂
Vabbè, lasciate stare, volevo dei piatti nuovi da un bel pezzo, capitemi.


E qui si conclude il mio riassunto.
Lo so, manca il 31, il super festone top gamma di Capodanno... 
Ma per quello ci vediamo a gennaio, perché il blog va in ferie fino al 7 e io voglio chiudere la programmazione del 2017 in tempo.
Vi racconterò dei mie festeggiamenti su instagram e nel riassunto di gennaio ;)


Ed ora...
Preferiti del mese! 
*zan zan zaaaannnn*

LIBRO: Questo mese ne ho due: MAGIC di V. Schwab e JUM FATTO DI BUIO di E. Gnone. Bellissimi entrambi anche se di generi leggermente diversi.

FILM: Ovviamente STAR WARS VIII - GLI ULTIMI JEDI che aspettavo praticamente dall'uscita dell'Episodio VII lo scorso anno.

SERIE TV: Nonostante non sia il mio genere, mi sono innamorata di VICTORIA, che ho iniziato a vedere su canale 5. Davvero ben fatta!

CANCELLERIA: Ho comprato delle PENNE BIC colorate che sono la fine del mondo. Bic sempre una garanzia.

TE' e TISANE: Vi consiglio la COLLECTION di infusi della Twinings, soprattutto zenzero e limone e ciliegia e cannella. Buonissime!

ACCESSORIO: I miei nuovissimi GUANTI presi ai mercatini di Asiago per la modica cifra di 1€. Belli, caldi e non il classico guanto nero (sono in gradazione di grigio, giusto per variare)

CANZONE: Scegliete una CANZONE NATALIZIA a caso e andrà bene! Ma ci metto anche i DUE TEMI CANONICI di Star Wars, fischiettati per tutta casa a giorni alterni.

MAKE UP: La nuova MATITA OCCHI BRONZO di Yves Rocher. La adoro!

APP: Anche questo mese vi consiglio SNAPSEED, senza la quale credo di non poter più vivere.

YOUTUBE: Questo mese, quasi per caso, ho scoperto il canale youtube di CALEEL, un ragazzo di vent'anni (mi sento anziana) che parla *benissimo* di un sacco di cose che mi interessano un casino (vedi Harry Potter, Il signore degli anelli, Il trono di Spade, universo Nerd, Star Wars...).

Ed ecco che si conclude l'ultimo bla bla bla del 2017!
Vi risparmio il bilancio annuale che vi avevo annunciato a novembre, perché sono mooolto buona!
Ci vediamo nel nuovo anno belli de zia!

Alla prossima!

Silvia

#82 Cosa penso di: Tokyo summer of the dead vol. 1/4 (serie completa) | recensione |

Altra serie manga che va a concludersi, questa volta però molto molto breve.




Manga

Categoria: Shonen (young adult horror)
Autore: Shiichi Kogura
Disegni: Shiichi Kogura
Editore: Goen
Pagine: 162
Prezzo: 5,95€ (l'uno)


Trama:

Gli Zombie sbarcano a Tokyo! In un’assolata e caldissima giornata estiva un’intera scuola viene sconvolta da un’invasione inaspettata! Come vi comportereste se gli zombie attaccassero la vostra scuola? Quando the Walking Dead sbarca in Giappone!








Questa sarà una recensione piuttosto breve, perché breve è la serie manga di cui andrò a parlarvi.
Tokyo summer of the dead, infatti, è una serie composta da 4 volumetti.


Quando ho acquistato questa serie ero un po' dubbiosa, perché mi aspettavo la versione manga di High School of the Dead, un anime che avevo visto diverso tempo fa e che, per quanto mi fosse piaciuto, avevo trovato un po' troppo pieno di fanservice per i miei gusti (non essendo io interessata alle mutandine delle protagoniste, credo possiate capirmi).
In realtà, Tokyo summer of the dead non ha quasi nulla in comune con l'anime che vi ho appena citato, se non la presenza di questi zombie assetati di sangue che, improvvisamente invadono le vie di Tokyo.

Dovete sapere che, nonostante io sia una fifona di prima categoria (se volete spaventarmi a morte, basta far partire un qualsiasi horror), non disdegno questo genere di manga.
Credo sia perché, trattandosi di disegni è quasi impossibile spaventarsi. Ovviamente mi riferisco a questo particolare stile, mi rendo conto che, in altre situazioni pure un manga possa mettere strizza.
Comunque, non è questo il caso, andate pure tranquilli, qui non c'è niente di cui aver paura.

La trama, di per sé, è abbastanza semplice e, mi duole dirlo anche un po' banale.
Si tratta, infatti, della classica epidemia sconosciuta che dall'oggi al domani trasforma la popolazione in zombie assetati di sangue con il classico gruppetto di ragazzi di età varie, che percorre le vie della città alla ricerca non solo delle famiglie ma anche di un luogo sicuro dove attendere che le cose si risolvano.
Personalmente mi aspettavo un po' di più, lo devo ammettere.
Lo so che essendo solo 4 volumi non si può sviluppare una trama complessa e articolata, ma magari due tavole di spiegazione in più le avrei messe.

Lo stesso vale per lo sviluppo dei personaggi.
Anche in questo caso non abbiamo chissà che novità rispetto ad altri manga del genere.
I protagonisti sono caratterizzati piuttosto bene, nulla di dire, però ci sono sempre quei piccoli buchi che mi hanno lasciato un po' perplessa.
Il tutto, a mio parere, è da ricondurre al fatto che la storia inizia all'improvviso senza tante spiegazioni di sorta e, allo stesso modo, si conclude.
Il finale, infatti, è quello che più mi ha lasciato a bocca asciutta, perché definirlo "aperto" è riduttivo. Credo sia più corretto dire che il finale è "inesistente". Il quarto volumetto, infatti si conclude con tante di quelle cose in sospeso e prive di spiegazione che è ovvio aspettarsi almeno un quinto volume.

Tutto sommato, comunque, si tratta di una mini serie carina e leggibile.
Senza troppe pretese, questo è certo, ma sicuramente migliore di tanti altri manga simili.
Lo stile delle tavole, poi, non è per niente male.
Nonostante la semplicità, i volti dei personaggi sono ben resi e piuttosto espressivi e lo stesso vale per le ambientazioni, anch'esse realizzate bene e in maniera sufficientemente dettagliata.

Non so dirvi se ve la consiglio o meno, perché io stessa sono parecchio indecisa sull'opinione che ho di Tokyo summer of the dead.

Il mio voto è:
✰✰✰ meno
3-/5

Alla prossima!

Silvia

sabato 30 dicembre 2017

#81 Cosa penso di: La malinconia di Haruhi Suzumiya vol.1 - Magi vol.1 - Tokyo summer of the dead vol.1/4 - Crescere che palle! - Un morbidoso bozzolo felice | recensione |

Ed eccoci qui, anche questo mese, con l'articolo dedicato alle letture non librose!
Questo mese ho letto 6 manga e 2 fumetti, anche questa volta direi un buon numero😉

La malinconia di Haruhi Suzumiya vol.1

Manga

Categoria: shonen (action/comedy)
Autore: Nagaru Tanigawa
Disegni: Noizi Ito
Editore: J-pop manga
Pagine: 196
Prezzo: 5,90€


Conoscevo già questo manga perché, diverso tempo fa, avevo visto l'anime e mi era piaciuto abbastanza.
Ho acquistato questo primo volume in occasione di un evento j-pop in fumetteria, per festeggiare i 10 anni della casa editrice.
La mia idea era quella di proseguire la serie, memore dell'anime, ma poi mi sono dedicata alla lettura di altro e questo volumetto è rimasto in libreria.
Ora che l'ho letto, lo devo ammettere, non credo continuerò ad acquistarlo.
La storia è interessante e ha quel tocco di paranormale che non guasta mai, ma non sono riuscita a farmela piacere quanto l'anime.
E poi non sopporto Haruhi, ecco, l'ho detto!
In ogni caso, se vi piacciono il genere e i personaggi indisponenti, di sicuro ve lo consiglio.

Il mio voto è:
✰✰ e mezzo
2,5/5

Magi - the labyrinth of magic vol.1



Manga

Categoria: shonen
Autore: Shinobu Ohtaka
Disegni: Shinobu Ohtaka
Editore: Starcomics
Pagine: 208
Prezzo: 4,20€


Ho preso solo il numero uno perché mi sono accorta tardi che si trattava di una serie piuttosto lunga e ancora in corso; poi mi sono dedicata ad altro e il recupero è passato in secondo piano. Comunque si tratta di una serie che non proseguirò.
Purtroppo non mi è piaciuta quanto credevo.
Diciamo che l'idea di base non è affatto male, così come lo stile dei disegni...
Peccato che ci sia un po' troppo fanservice per i miei gusti e che i personaggi abbiano un che di stupidotto che non mi entusiasma.
Ho letto di peggio, ma ho letto anche di meglio.

Il mio voto è:
✰✰
2/5

Tokyo summer of the dead vol. 1/4

Manga

Categoria: shonen (young adult horror)
Autore: Shiichi Kogura
Disegni: Shiichi Kogura
Editore: Goen
Pagine: 146
Prezzo: 5,95€


Ho intenzione di parlarvi più nel dettaglio di questa serie in un articolo dedicato, visto che ho letto tutti e quattro i volumi che la compongono.
In generale, per chi magari non vorrà leggere la recensione estesa, posso dire che sono rimasta un po' perplessa dal finale che è fin troppo aperto per essere quello del volumetto conclusivo.
I disegni hanno uno stile carino, ma non eccezionale e la trama è molto simile ad altri anime che ho visto/manga che ho letto, però è passabile. Per lo meno ci viene risparmiato il fanservice.

Il mio voto è:
✰✰✰ meno
3-/5

Crescere che palle - Un morbidoso bozzolo felice

Fumetto

Genere: comico/slace of life
Autore: Sarah Andersen
Editore: Becco giallo
Pagine: 112 / 125
Prezzo: 13,00€ / 14,50€


Ho adorato ogni tavola di questi due fumetti!
Non solo perché mi sono rivista in quasi tutte le piccole storie che vengono raccontate, ma anche per lo stile semplice ma troppo puccioso dei disegni.
Entrambi i fumetti sono una raccolta delle tavole di Sarah Andersen, in arte Sarah's Scribbles, che potete trovare anche online.
Io, ad esempio, ne ho lette diverse sulla sua pagina facebook, perché l'inglese è davvero molto semplice e basilare (e per quei termini un po' strani c'è sempre google translate). 
A Lucca lo scorso anno, poi, ho avuto modo di acquistare il primo volume - Crescere che palle! -  e di incontrare Sarah che me l'ha dedicato. E lo stesso è stato per il secondo - Un morbidoso bozzolo felice -, per il quale c'è stata una presentazione con firma copie proprio a Padova.
Quindi, alla bellezza e simpatia dei volumi, si aggiunge la dolcezza dell'autrice che è una ragazza davvero gentile, dolce e disponibile (nonostante il mio inglese un po' meh).

Se cercate una lettura veloce, non troppo impegnativa ma che vi faccia ridere e divertire, questi sono i fumetti che fanno al caso vostro!

Il mio voto è:
✰✰✰✰ e mezzo
4,5/5



Ed eccoci arrivati alla fine delle mie letture non librose del mese di dicembre!

Alla prossima!


Silvia


#80 Cosa penso di: Il sigillo di Aetherea | recensione |

Ultima lettura librosa di quest'anno!



Il sigillo di Aetherea
di Pietro Ferruzzi

Editore: Campanila
Pagine: 702
Prezzo: 18,00€
( disponibile solo direttamente dall'autore a 12,00€*)

Trama:

Dopo la morte dell'Arcano Supremo Ragnvald, il regno di Oppas conosce finalmente un periodo di pace e prosperità, ma il male un tempo evocato ha continuato a tessere un'atroce trama per compiere la propria vendetta. Un gruppo di adolescenti si trova improvvisamente a dover affrontare durissime prove tra complotti, battaglie, creature fantastiche e misteriose in un'avvincente corsa contro il tempo.








Finalmente riesco a recensire anche Il sigillo di Aetherea!
Chiedo scusa all'autore per averci messo così tanto, ma mi ero imposta di finirlo entro il 2017 e, anche se agli sgoccioli, ce l'ho fatta!

La trama di questo romanzo è davvero molto estesa e intricata, perciò non riporterò quella scritta da me per non incappare in eventuali spoiler.
Se vi ricordate, però, già vi ho nominato Il sigillo di Aetherea, in occasione della recensione de Il ritorno dei Berserker. Ebbene sì, questo è il famoso primo volume della trilogia che ho letto al contrario!

Ma bando alle ciance e veniamo alla recensione quella seria!

Come vi dicevo, questo primo capitolo della trilogia de L'era della Luna Rossa, ha una trama piuttosto estesa e intricata, fatta di diversi filoni narrativi che si intrecciano tra loro.

I personaggi principali dell'intera vicenda sono Cameron, Viola e Alison, che io ho già conosciuto, nella versione adulta, in Il ritorno dei Berserker.
Devo dire che questa cosa della "lettura invertita" è stata davvero molto divertente ed interessante, soprattutto perché mi ha permesso di entrare più in sintonia con i personaggi, conoscendone finalmente il passato e le avventure vissute in adolescenza.
Nel secondo volume della trilogia, infatti, ci sono spesso riferimenti a quello che è accaduto ne Il sigillo di Aetherea, ma mai in maniera precisa (proprio perché non avrebbe senso ripetere cose che, una persona normale, dovrebbe aver già letto). Tra i tre fratelli, ho apprezzato molto Viola, con la quale mi sono identificata sotto diversi punti. Altro personaggio che mi è piaciuto è Nysale, anche se compare verso la fine del romanzo.

Dire, però, che i protagonisti siano esclusiamete i tre fratelli, non è esattamente corretto.
All'interno dei vari filoni narrativi, infatti, il lettore impara a conoscere anche molti altri personaggi che, considerare secondari non sarebbe giusto, dato che, spesso, sono fondamentali allo sviluppo della trama.
Per questo motivo, da un punto di vista generale, ho trovato davvero ben fatta la caratterizzazione, che si rivela precisa e strutturata anche per quelle figure che appaiono più in secondo piano.

Per quanto riguarda le ambientazioni, mi ha fatto molto piacere tornare nelle terre di Oppas e scoprire luoghi che, nel secondo volume, hanno subito una trasformazione oppure vengono solo accennati. Le parti descrittive sono sempre bene inserite nella trama e si amalgamano perfettamente alla narrazione, senza mai prevalere e quindi risultare noiose o fastidiose.
Al lettore vengono forniti dettagli interessanti e utili alla narrazione, ma non viene riempito di particolari inutili che lo mandano in confusione: sa esattamente quello che deve sapere, a volte anche meno del necessario, se no non ci sarebbe il colpo di scena (ovviamente).

Come già vi dicevo nella recensione dell'altro volume di questa trilogia, ho molto apprezzato lo stile di Pietro Ferruzzi.
La sua è una scrittura semplice ma curata, che cattura il lettore dalla prima all'ultima pagina, trasportandolo in un mondo fantastico con creature fatate e demoniache davvero ben rese.
Nonostante io conoscessi già alcuni dei personaggi e una buona fetta di storia, grazie ai riferimenti de Il ritorno dei Berserker, la vicenda mi ha appassionato fin dai primi capitoli. Soprattutto le scene di battaglia, quelle le ho trovate ottime!
Credevo mi sarei annoiata, vista anche la mole del libro, ma la mia attenzione non ha mai avuto cali, anzi!
Non fatevi spaventare dalle circa 700 pagine, Il sigillo di Aetherea è un fantasy ben costruito che si legge davvero molto velocemente.

In conclusione, si tratta di un libro che mi sento di consigliare a chi apprezza il fantasy italiano, cerca un romanzo appassionante e coinvolgente e, soprattutto, nuovi autori da scoprire.
Non darò un punteggio pieno, perché si tratta di un primo volume di una saga e voglio tenermi un pochino di margine per migliorare la mia opinione nelle letture future.
Questo vuol dire che, alla velocità della luce, vado ad editare la recensione di agosto e ad apportare una piccola modifica alla valutazione. Direi che mi sembra d'obbligo!


Il mio voto è:
✰✰✰✰ e mezzo
4,5/5

Alla prossima!

Silvia


* Per contattare l'autore:
- sito web (dove trovate l'email)
- pagina facebook (tramire messaggio privato)

giovedì 28 dicembre 2017

Sono andata al cinema #12: Star Wars VIII - gli ultimi Jedi

A long time ago, in a galaxy far far away...
E non dico altro!


Trama

La Forza scorre nella giovane mercante di rottami Rey, ma ha bisogno di un maestro che le insegni a controllarla. Rivelata la mappa che traccia la rotta per il nascondiglio segreto di Luke Skywalker, la ragazza attraversa l'universo fino al pianeta sperduto dove il cavaliere jedi si è ritirato in esilio volontario. Si inerpica lungo sentieri impervi, perlustra gli angoli più selvaggi dell'isola per incrociare lo sguardo del leggendario guerriero che ha combattuto e sconfitto l'Impero, e porgergli la vecchia spada laser appartenuta alla sua famiglia. Il gesto significativo riprende ed eguaglia il passaggio di testimone avvenuto nel corso della saga, nella quale l'allievo assume infine il ruolo di mentore. Intuitiva e tenace, Rey è la capofila delle nuove leve Jedi, pronta a contrastare le forze del sinistro Primo Ordine, in aiuto della Resistenza. Accanto a lei ritornano l'ex assaltatore Finn, il pilota di X-wing Poe Dameron, l'occhialuta aliena Maz Kanata e il Generale Leia Organa. Tra i servitori del Lato Oscuro, con il volto sfregiato dall'ultimo scontro con Rey, ritroviamo Kylo Ren, influenzato dalla misteriosa figura del Leader Supremo Snoke.





Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi), noto anche come Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi, è un film del 2017 scritto e diretto da Rian Johnson.

Prodotto dalla Lucasfilm e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures, è l'ottava pellicola della saga di Guerre stellari e il secondo della cosiddetta Trilogia sequel dopo Star Wars: Il risveglio della Forza, ed è interpretato da Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong'o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Andy Serkis, Benicio del Toro, Laura Dern e Kelly Marie Tran. Il film è ambientato immediatamente dopo gli eventi de Il risveglio della Forza.

Non vedevo l'ora di vedere questo film!

Non sono mai stata una fan sfegatata di Star Wars, ma ho visto tutti i sei episodi precedenti in entrambi gli ordini possibili (cronologico di trama e di uscita nelle sale) e, ovviamente, mi sono fiondata al cinema una volta uscito Il risveglio della Forza.
Inutile dire che al termine dell' Episodio VII, mi ero fatta una serie di film mentali che Lucas avrebbe potuto farci un'altra trilogia senza tanti problemi. Ovviamente non si è avverato un bel nulla di quello che avevo pensato, ma io non demordo!

Ma tornando seri...

Come vi accennavo qui sopra, l'intera vicenda si svolge immediatamente dopo la fine de Il risveglio della Forza, infatti vediamo la Resistenza impegnata in un attacco al Primo Ordine e Rey impegnata a convincere Luke non solo a tornare a far parte della Resistenza, ma anche a farle da maestro.
La Forza, infatti, si è risvegliata nella giovane mercante di rottami e le serve qualcuno che le indichi la via giusta.
Luke, però, non sembra ben intenzionato nei suoi confronti...

Ho letto, in questi giorni, diverse critiche a questo film, ma io, da ignorante, l'ho trovata una pellicola molto ben fatta.

La trama mi ha catturato fin dal principio e ho trovato gli sviluppi di questo secondo film davvero molto interessante e ben studiati.

Ci sono diversi colpi di scena e risvolti della trama inaspettati e molto interessanti.
Ovviamente non posso entrare nello specifico, perché rischierei di farvi una valanga di spoiler.

Sono rimasta piacevolmente sorpresa anche dallo sviluppo dei personaggi principali. Soprattutto il particolare legame che si crea tra Rey e Kylo Ren, per cui entrambi cercano di portare l'altro dalla propria parte. Per non parlare del conflitto interiore che vivono: Rey, perché non sa bene a cosa possa portarla la Forza che si è risvegliata dentro di lei, e Kylo Ren che non si capisce bene se sia veramente dispiaciuto per aver ucciso il padre e per essere passato al lato oscuro.
Ho trovato questi due personaggi davvero molto interessanti!
Come ho apprezzato Finn, Poe e Rose, soprattutto Rose, lo devo ammettere.
Oltre al fatto che mi ha ispirato subito simpatia, credo proprio che questo personaggio mi darà parecchie soddisfazioni nel prossimo capitolo della saga.

Non posso non dedicare un paio di righe alle creature e ai droidi che, in questa saga sono parte fondamentale.
Tornano il piccolo BB-8, droide super carino, che aveva fatto la sua prima comparsa come compagno di avventura di Poe nella pellicola precedente. Questo robottino, che rotola e cinguetta di qua e di là, in Episodio VIII è stato una piccola scoperta, rivelandosi fondamentale in un discreto numero di azioni (se non c'era lui, cari miei...eh eh!). Come si fa a non amarlo?!
Per quanto riguarda i droidi, tornano anche R2-D2 e C-3PO, figure importanti sia per i fans che per la trama, anche se in questo caso li vediamo un po' in disparte.
Per quanto riguarda le creature, ovviamente rivediamo il fidato Chewbecca che non può mancare e fanno la comparsa i piccoli Porg, dei pinguini paffuti dagli occhioni neri che ispirano subito tenerezza e simpatia! Per non parlare delle volpi di ghiaccio: fantastiche, con quel particolare tintinnio che producono quando si muovono!
Sapete che amo le volpi, ovviamente mi sono innamorata di questa creatura così elegante, ma non posso evitare di dire che voglio un allevamento di Porg in giardino!

Altra cosa che, quando si parla di Star Wars, non si può non notare e apprezzare è la cura nella realizzazione e nella resa delle ambientazioni, dei macchinari, delle astronavi e dei costumi.
Gli effetti speciali sono, come sempre, qualcosa di straordinario, ma anche le location scelte hanno dato una buona base di partenza.
La mia ambientazione preferita (e spero di non fare spoiler dicendolo) è senza dubbio il pianeta Crait e il contrasto bianco/rosso che si genera durante la battaglia.

Non posso evitare, come ovvio, di parlare anche delle musiche. Star Wars non sarebbe Star Wars senza le due tracce sonore iconiche della saga, che risuonano non solo all'inizio nel tipico riassunto a scorrimento (non so come definirlo) e nei titoli di coda, ma anche come temi di alcuni avvenimenti o personaggi.
A proposito di titoli di coda, mi è piaciuto molto l'omaggio a Carrie Fisher, scomparsa il 27 dicembre 2016, perché la principessa Leia è stata ed è una delle colonne portanti di questa saga.

Avrei moltissime cose da dirvi, perché ci sono state delle scene, nello specifico, che mi hanno stupito, emozionato e lasciato a bocca aperta, ma non voglio rovinarvi la visione di questa pellicola, quindi mi fermo qui.

Personalmente, nonostante si tratti di un film di passaggio, l'ho trovato carico di messaggi importanti, con alcuni dubbi che vengono risolti e altri che restano ancora in sospeso. 
Il finale poi, come dice la stessa Leia, accende, anche nello spettatore, una scintilla di speranza.


Il mio voto è:
✰✰✰✰✰ meno
5-/5






Alla prossima!

Silvia

mercoledì 27 dicembre 2017

#79 Cosa penso di: Sette anni in Tibet | recensione |

Sesta lettura del mese!


Sette anni in Tibet
di Heinrich Harrer

Editore: Mondadori
Pagine: 437
Prezzo: 20,90€ (ebook 6,99€)

Trama:

Al principio del 1939 Heinrich Harrer, ex campione di sci e famoso alpinista austriaco, viene scelto per partecipare alla spedizione sul Nanga Parbat. Tornerà in patria solo dopo incredibili eventi: sarà internato in un campo di concentramento, evaderà più volte, riuscendo a penetrare in terre mai visitate da un occidentale e a fare amicizia con il giovane Dalai Lama; ma soprattutto conoscerà e sarà conquistato da una cultura antica e affascinante, di cui diventerà il paladino. Sette anni in Tibet è non soltanto il racconto appassionante di questa straordinaria esperienza - un'avventura al limite dell'incredibile - ma anche una testimonianza storica e umana sugli ultimi anni del Tibet indipendente, alla vigilia della drammatica invasione delle truppe cinesi.

Sette anni in Tibet è un film che ho sempre molto apprezzato e, pur sapendo che era tratto da una storia vera, solo di recente ho scoperto essere tratto anche da un libro omonimo.
Questo libro, in formato cartaceo è piuttosto difficile da trovare in libreria (e anche costosetto, per i miei gusti) così mi sono molto sorpresa di trovarlo in ebook e pure in offerta. Inutile dire che ne ho subito approfittato!

Non vi riporterò la trama scritta da me perché non sarebbe per niente facile e anche perché quella che potete leggere qui sopra dice a sufficienza.

Trattandosi del racconto di una storia vera, questa recensione sarà leggermente più breve delle precedenti e, visto che ci sono, pensavo anche di fare un piccolo confronto con il film, di certo più conosciuto del libro.

La prima cosa che vi voglio dire di questo libro è che, oltre a raccontare le vicende di Heinrich Harrer, offre un interessante resoconto della storia del Tibet.
L'autore, nonché protagonista, infatti, riporta in maniera precisa e dettagliata quella che è la sua avventura tra i monti della catena himalaiana, fornendo dati tecnici ma anche culturali e sociali.
Sono molto interessanti i momenti in cui lascia da parte la narrazione regolare, per soffermarsi su alcuni aspetti particolari della cultura tibetana e limitrofa.
Questo secondo me è il punto di forza di questo romanzo, perché sulla storia e la cultura del Tibet si sa davvero molto poco!

Un'altra cosa che mi ha colpito è il rapporto che Harrer riesce ad instaurare non solo con il Dalai Lama, ma anche con la popolazione di Lhasa. Riuscendo ad integrarsi piuttosto bene, nonostante le non poche difficoltà iniziali. Anche in questo caso è interessante leggere i piccoli excursus sulla vita quotidiana a Lhasa o su quella del Dalai Lama.

Ovviamente, trattandosi di persone reali, non mi posso soffermare sulla caratterizzazione dei personaggi, perché non credo avrebbe un gran senso.
Mi sento però di dedicare un paio di righe ad un breve confronto con la trasposizione cinematografica, perché ho trovato la resa dei personaggi non molto fedele a come sono nel libro.
Quello che più mi ha lasciato perplessa è lo stesso Harrer, che nel film viene dipinto come uno scalatore famoso che gode della sua fama e si presenta spocchioso e arrogante nei confronti dei compagni di cordata. Nel film, Harrer si sente migliore e superiori ai suoi compagni, anche nel momento in cui si trovano reclusi nel campo di prigionia, quando invece dovrebbero fare gruppo e aiutarsi tra loro. Anche con Peter Aufschnaiter, che sarà il suo compagno di avventura fino alla fine, nel film si dimostra poco amichevole, entrando in competizione e considerandolo più un sottoposto che un pari.

Mi chiedo come mai ci sia stato questo sviluppo durante le riprese della pellicola, dato che nel libro avviene l'esatto contrario!
Harrer non è borioso, supponente o arrogante, ma anzi si dimostra altruista e disposto a collaborare con i compagni di prigionia. Con Aufschnaiter instaura un buon rapporto di amicizia e non lo considera mai ad un livello inferiore al suo, anzi tiene molto in considerazione il suo parere e i suoi consigli.

Per carità, Brad Pitt è sempre Brad Pitt, e qui non ho assolutamente nulla da dire!
Ho trovato ottima la sua interpretazione, così come quella di David Thewlis (il caro Remus Lupin di Harry Potter), che ho trovato davvero adatto al personaggio e, in questo caso, ben reso rispetto al libro.

Per quanto riguarda, invece, quello che non mi è piaciuto, ho solo un punto da portare e si tratta della totale mancanza di dialogo.
Sì, avete capito bene: in questo romanzo non c'è traccia di dialogo, se non sporadiche frasi riportate tra virgolette.
L'intero romanzo è, ovviamente, narrato in prima persona da Harrer che riporta la vicenda a metà tra un racconto e un diario. Sapete che non apprezzo la prima persona, ma in questo caso è stata un espediente narrativo ben congeniato, perché permette al lettore di sentirsi molto più coinvolto.
Diciamo che la mancanza di dialogo non ha tolto nulla alla vicenda che, anzi, è narrata molto bene e in maniera piuttosto coinvolgente, piuttosto ne ha risentito la scorrevolezza della lettura.
Secondo il mio punto di vista puramente personale, il dialogo è parte fondamentale della narrazione. Per quanto la storia possa essere entusiasmante e piena di dettagli interessanti, il tutto finirà per risultare pesante e noioso, e il lettore rischia di perdere interesse nella vicenda.

In generale, comunque, Sette anni in Tibet è stata una lettura interessante e che, tutto sommato, mi sento di consigliare, soprattutto a chi è particolarmente interessato alla "questione Tibetana" e agli usi e costumi di questa popolazione così poco conosciuta e bistrattata.
Ho trovato il libro decisamente migliore del film che, a posteriori, si è rivelato poco attinente ai fatti. Ma questa è un'altra storia...
Se vi interessa la mia opinione sul film, fatemelo sapere, magari ne parlerò in un breve post su facebook 😉

Il mio voto è:
✰✰✰ e mezzo
3,5/5

Alla prossima!

Silvia


mercoledì 20 dicembre 2017

#78 Cosa penso di: Premiata ditta sorelle Ficcadenti | recensione |

Quinta lettura di dicembre, direttamente dalla libreria di Madre!


Premiata ditta Sorelle Ficcadenti
di Andrea Vitali

Editore: Rizzoli
Pagine: 447
Prezzo: 18,50€ (ebook 7,99€)

Trama:

Bellano 1915. In una sera di fine novembre una fedele parrocchiana, la Stampina, si presenta in canonica: ha urgente bisogno di parlare con il prevosto, che in paese risolve anche le questioni di cuore. Suo figlio Geremia, docile ragazzone che in trentadue anni non ha mai dato un problema, sembra aver perso la testa. Ha conosciuto una donna, dice, e se non potrà sposarla si butterà nel lago. L'oggetto del suo desiderio è Giovenca Ficcadenti, di cui niente si sa eccetto che è bellissima - troppo bella per uno come lui - e che insieme alla sorella Zemia sta per inaugurare una merceria. Il che basta, nella piccola comunità, a suscitare un putiferio di chiacchiere e sospetti. Perché la loro ditta può dirsi "premiata"? Da chi? E quali traffici nascondono i viaggi che la Giovenca compie ogni giovedì? Soprattutto, come si può impedire al Geremia di finire vittima di qualche inganno? Indagare sulle sorelle sarà compito del prevosto, per restituire alla Stampina un figlio "normale". Facile dirlo. Non così facile muoversi con discrezione laddove sembrano esserci mille occhi e antenne... Cos'è un paese se non un caleidoscopio di storie, un'orchestra di uomini e donne che raccontando la vita la reinventano senza sosta, arricchendola di nuovi particolari? Con micidiale ironia, Vitali dà voce a questo coro - una sinfonia di furbizie e segreti, invidie e pettegolezzi - che mostra una faccia sempre diversa della verità, e un attimo dopo la nasconde ad arte...



Comincio subito col dirvi che, come ormai potrete capire da soli, questo libro non appartiene ad un genere che solitamente leggo. Non dico che non mi piaccia, ma piuttosto che preferisco orientarmi verso altro.
Ecco perché, questa, per me è stata una lettura su cui ho pareri contrastanti.
Prima di raggiungere l'agoniato traguardo di pagina 100, infatti, ero lì lì per abbandonare e dedicarmi ad altro, ma poi è arrivata la svolta e in due giorni ho letteralmente aspirato le 350 pagine restanti.
Ma andiamo con ordine!

Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti, ha una trama semplice e lineare solo in apparenza.
Fin dai primi capitoli, si capisce che l'intera vicenda non ruoterà solo attorno al colpo di fulmine del povero Geremia.
Ci saranno, infatti, diversi filoni narrativi che si intrecceranno tra loro, dando così origine ad una trama piuttosto articolata.
E questo è il particolare che mi ha fatto apprezzare questo libro e che allo stesso tempo mi ha reso la lettura un po' ostica.
Cerco di spiegarmi meglio.
Se, da una parte, il singolare intreccio della trama rende il libro più interessante e appassiona il lettore, dall'altra si fa fatica a ricollegare gli avvenimenti seguendo un filo logico.
Ci sono, infatti, diverse digressioni che coinvolgono interi capitoli o anche solo piccoli paragrafi.
Nel caso in cui il flashback sia costituito da un capitolo intero, il salto temporale è comprensibile e si viene spesso aiutati anche dalla presenza di date precise.
Il lettore, quindi, non fatica a capire che linea temporale si sta seguendo e, se vogliamo, mettere in ordine i pezzi del puzzle.
Nel caso dei flashback più brevi, però, avviene l'esatto contrario: non essendoci date e non essendo particolarmente lunghi e nemmeno segnalati, il lettore si trova ad avere un momento di confusione e non riesce a capire se i fatti sono strettamente collegati o meno.
Fortunatamente c'è una forte maggioranza del primo caso, ma comunque entrare nel giusto ordine delle idee non è proprio così semplice.

Parere super positivo, invece, per i personaggi.
Ho trovato che, sia le figure principali sia quelle secondarie, siano state caratterizzate davvero molto bene. In questo caso, l'uso delle digressioni (di cui vi ho appena parlato) ha giocato un ruolo davvero importante per comprendere bene, non solo il carattere dei protagonisti, ma anche le scelte che compiono nel corso della narrazione. Questi salti nel passato, infatti, forniscono al lettore un perfetto background del personaggio.
Entrando più nello specifico, senza però rivelare troppo per non fare eventuali spoiler, il personaggio che più ho apprezzato è Rebecca, la perpetua, e Geremia, anche se gioca un ruolo piuttosto ridotto. Invece non so bene come pormi nei confronti di Zemia e Giovenca Ficcadenti, che potrebbero essere considerate le protagoniste principali del romanzo.
Dettaglio interessante, in questo frangente, sono i nomi.
Credo di non avervi mai parlato della mia personale fissa per i nomi dei personaggi ( non solo per quelli che leggo, ma anche per quelli che scrivo). In questo libro, ho trovato, senza ombra di dubbio, pane per i miei denti. Vi basti pensare che i nomi più normali sono Geremia e Rebecca!

Anche le ambientazioni mi sono piaciute.
In primo luogo per il periodo storico scelto (siamo nel 1915), assolutamente perfetto per inquadrare l'intera vicenda. A cominciare dall'ascesa di Domenico Ficcadenti, fino ai vari espedienti che creano le due sorelle merciaie.
In epoca moderna, tutto quello che accade  tra le vie di Bellano, non avrebbe retto nemmeno un paio di pagine (secondo me).
E non posso entrare troppo nel dettaglio, se no rischio di svelarvi uno dei sotterfugi più interessanti di tutto il romanzo.
Secondariamente, mi ha colpito che tutto si svolga in un paese realmente esistente e che è anche il luogo dove vive lo stesso Vitali. Bellano, infatti, è veramente un piccolo paese sulle rive del Lago di Como.
Questi due fattori, combinati, hanno dato luogo ad una cornice perfetta!

Il tutto, ovviamente, è merito anche dello stile di scrittura di Vitali, che io ho trovato molto coinvolgente, semplice ma non banale, adatto ad un pubblico davvero ampio e con diversi spezzoni piuttosto divertenti.
Si nota, a mio parere, una vena di comicità un po' tragica, che porta il lettore a sorridere anche nei momenti in cui, magari, si sta parlando di una disgrazia successa al protagonista in questione.
A me, questo, ha colpito in maniera più che positiva.
Come mi è piaciuto incontrare, ogni tanto, delle frasi in dialetto lombardo che mi hanno fatto morire dal ridere. So per certo che, mentre leggevo, nella mia mente, non avrò dato la giusta inflessione, facendo diventare tutto estremamente veneto, però mi sono divertita.

Insomma, per concludere, questa è stata una lettura controversa (se così vogliamo definirla), che mi ha fatto pensare di abbandonarla ma che mi ha anche fatto divertite e tornare un po' indietro nel tempo, in una realtà che è decisamente lontana dalla mia.
Sicuramente leggerò altro di Vitali anche perché in casa praticamente abbiamo la bibliografia completa.
Mi sento anche di consigliarlo a chi cerca una lettura che non è né troppo semplice né troppo complessa. Credo che Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti, possa definirsi un buon romanzo per staccare un po' la spina dalla quotidianità, ma anche da quello che è il nostro "genere letterario preferito" e provare, per una volta qualcosa di diverso.


Il mio voto è:
✰✰✰ e mezzo
3,5/5

Alla prossima!

Silvia

giovedì 14 dicembre 2017

#77 Cosa penso di: Mistero a Villa del Lieto Tramonto | recensione |

Quarta lettura di dicembre e si torna al digitale!


Mistero a Villa del Lieto Tramonto
di Minna Lindgren

Editore: Sonzogno
Pagine: 284
Prezzo: 16,50€ (ebook 9,99€)

Trama:

A Villa del Lieto Tramonto, ridente casa di riposo immersa nella foresta vicino a Helsinki, è l'ora del caffè e, come al solito, Irma e Siiri, due vivaci novantenni ospiti della residenza, amano trascorrere quel momento in perfetto relax. Dopo le partite a canasta, le lezioni di ginnastica dolce, il whiskino prescritto dal medico o le riunioni del gruppo per la memoria, un'oretta di svago ci vuole per scambiarsi ricordi di giovinezza o spettegolare sul funerale del giorno, che è pur sempre una festa e un avvenimento per curare il proprio look. Ma soprattutto, l'ora del caffè dà l'occasione per criticare il regolamento e l'incuria del personale specializzato, quello che figli e nipoti, per guarire i sensi di colpa, chiamano "servizi di eccellenza". Per fortuna dalla Villa si può anche uscire, andare in giro in tram per rifarsi l'occhio con le bellezze della capitale finlandese, e così a Siiri, Irma e alla loro terza compagna, Anna-Liisa, capita di osservare, con bonario sarcasmo, le stranezze del mondo moderno che le circonda. A turbare la routine delle tre amiche è però un fatto terribile: la morte, in circostanze misteriose, del giovane cuoco, sempre gentile e pieno di allegria, accompagnata da una serie di episodi inquietanti che rivelano il lato sinistro di quel rifugio, ora non più così accogliente. Provette Miss Marple, Siiri, Irma e Anna-Liisa si trasformano in intraprendenti investigatrici.

Ma ci si può sentire affini ad una vecchietta di novantaquattro anni?
Perché a me è successo.
Voi dite che è normale?

Vabbè, ma veniamo a noi e alla nostra recensione.
La trama di copertina, che vi ho riportato (come sempre) qui sopra, è decisamente ben scritta e, una volta tanto, spiega esattamente quello che succede nel libro. Quindi vi risparmio la mia versione!

tic-tac, tic-tac, tic-tac direbbe Irma!


Come forse avrete capito, le protagoniste di questo romanzo sono tre arzille vecchiette: Irma, Siiri e Anna-Liisa. Questo trio di ultra novantenni, risiede alla residenza per anziani Lieto Tramonto dove, a quanto pare succedono parecchi fatti strani.

L'intero libro è narrato in terza persona ma, in questo primo volume seguiamo principalmente il punto di vista di Siiri. E per fortuna, dico io, perché non so se sarei stata in grado di seguire Irma e la sua parlantina a ruota libera.
Ma tornando a Siiri, credo che, tra le tre vecchiette, lei sia quella che ho trovato più simpatica e con cui mi sono sentita più in sintonia. Per quanto a 27 anni ci si possa sentire in sintonia con una donna di 94😁
Questo non vuol dire che io non abbia apprezzato anche Irma e Anna-Liisa, anzi!
Le nostre tre protagoniste sono così caratterialmente diverse che è normale entrare in sintonia con una in particolare, ma allo stesso tempo non si possono che trovare simpaticissime anche le altre.

Abbiamo Irma che è quella più esuberante, senza filtro cervello/bocca, in grado di passare di palo in frasca in mezza frase e di attaccare bottone con chiunque. Allo stesso tempo è anche quella più combattiva, con i suoi reclami a qualsiasi autorità esistente e in grado di tenere testa a Virpi, la caporeparto.
Siiri, invece, è quella più posata e anche un po' timorosa, che ogni tanto si fa prendere dal panico e si lascia sopraffare dalla sua aritmia cardiaca. Siiri è anche quella più riflessiva e analitica, che osserva le persone e il mondo intorno a sé, lanciandosi molto spesso in ragionamenti quasi filosofici.
Anna-Liisa si pone un po' nel mezzo tra le due, perché è inizialmente molto impostata e seriosa, da buona ex professoressa, ma poi la si vede lasciarsi andare sulla via di un nuovo amore (quando si dice che l'amore non ha età).

Oltre alle nostre tre vecchiette preferite, sono molti altri i personaggi che si incontrano nel corso della lettura. Alcuni profondamente negativi, come Virpi la caporeparto, altri che appaiono negativi ma invece sono molto positivi, come Mika il cuoco taxista.

In generale, la caratterizzazione dei personaggi mi è sembrata davvero ben fatta. Ovviamente quelle di cui ci viene fornito un quadro più completo sono le tre protagoniste. Ma anche delle altre figure (soprattutto quelle più importanti per la narrazione), ci viene fornito qualche dettagli in più,  in modo che il lettore possa comprendere al meglio il legame con le protagoniste e il ruolo nella vicenda.

Per quanto riguarda le descrizioni, devo dire che, a mio parere, sono la parte più lenta dell'intero romanzo.
Non posso dire che non siano ben fatte, perché certe volte sembra di stare in tram seduta accanto a Siiri, ma in certi casi sono un po' esagerate.
Un esempio di questa esagerazione è proprio il riportare in maniera dettagliata i percorsi dei tram, con le fermate, i cambi di linea e i palazzi/monumenti che si incontrano...
Questa cosa è bellina le prime tre o quattro volte, poi diventa pesantuccia.
Io, lo ammetto (e lo so che non si fa), ad un certo punto ho iniziato a saltare qualche pezzetto qua e là.

Sorvolando su questo però, la trama è davvero interessante, perché non c'è solo la tragicomica indagine delle tre vecchiette, ma si può notare anche una leggera (ma neanche tanto) sotto-trama di denuncia sociale, verso le condizioni degli anziani nelle case di riposo.
Altro tema interessante è proprio quello della vecchiaia. L'autrice affronta in maniera molto ironica, ma allo stesso tempo delicata, il passare inesorabile degli anni, fornendo un'ottima versione di quello che è il loro modo di vedere il mondo moderno.

Lo stile di Minna Lindgren è semplice, ma curato. A tratti è un po' prolisso e quindi la narrazione procede a rilento, ma è anche vero che stiamo parlando di anziani che, di certo, non possono andare veloce. Diciamo che, molto spesso, il ritmo della narrazione procede alla stessa velocità dei protagonisti.

In generale, è stata una lettura davvero molto carina.
Mi sono un po' affezionata ai personaggi e credo proprio recupererò anche il secondo e terzo volume, giusto per vedere cosa succede alle tre vecchiette più arzille di Helsinki.
Ammetto che ci sono stati dei punti che non mi hanno convinto tantissimo, ma tutto sommato ve lo consiglio se volete leggere un "giallo" un po' diverso dal solito.

Il mio voto è:
✰✰✰✰ meno
4-/5

Alla prossima!

Silvia

sabato 9 dicembre 2017

#76 Cosa penso di: Olga di carta - Jum fatto di buio |recensione|

Terza lettura di dicembre!

Prima di cominciare, vi invito a leggere questo articolo dove vi spiego come mai ho ricevuto Jum fatto di buio e come funziona l'evento a cui parteciperò!


Olga di carta - Jum fatto di buio
di Elisabetta Gnone

Editore: Salani Editore
Pagine: 215
Prezzo: 14,90€

Trama:

E' inverno a Balicò, il villaggio è ammantato di neve, si avvicina Natale. Gli abitanti affrontano il gelo che attanaglia la valle e Olga li riscalda con le sue storie. Ne ha in serbo una nuova, che nasce dal vuoto improvviso lasciato dal bosco che è stato abbattuto, e quel vuoto le fa tornare in mente qualcuno. Anche Valdo, il suo cane fidato, se lo ricorda, perché quando conosci Jum fatto di Buio non lo dimentichi più: un essere informe e molliccio. La sua voce è l'eco di un pozzo che porta con sé parole crudeli, e tutto il suo essere è fatto del buio e del vuoto che abbiamo dentro quando perdiamo qualcuno o qualcosa che ci è caro. Jum si porta dietro tante storie che Olga racconta a chi ne ha bisogno, come dono, perché le storie consolano, alleviano, salvano dal dolore della vita e soprattutto fanno ridere.



Quando, la scorsa estate, ho letto Olga di carta - il viaggio straordinario, me ne sono innamorata perché, pur essendo un libro per bambini e ragazzi, era riuscito a trasmettermi dei messaggi molto importanti. Non ho potuto fare a meno di inserirlo in quei libri perfetti da leggere a qualsiasi età, perché ricco di spunti di riflessione, non solo per i più giovani, ma anche per gli adulti.
Credo sia inutile dirvi che, quando ho letto dell'uscita di Jum fatto di buio, sono stata più che felice di poter tornare a Balicò e perdermi tra i racconti della piccola Olga.

Olga di carta - Jum fatto di buio si può definire, a mio parere, una storia fatta di storie. Con una struttura totalmente diversa rispetto a Olga di carta - il viaggio straordinario.
Nel primo libro, infatti, la piccola Olga racconta ai suoi compaesani una sola storia in cui compaiono diversi personaggi, mentre, in questo secondo volume, le storie sono tante e ognuna sembra essere raccontata esattamente per chi sta ascoltando.
Il protagonista, però, è sempre lui: Jum fatto di buio, un mostriciattolo che si trascina a fatica a causa della sua stazza e che si nutre di lacrime.
Le sue preferite sono le lacrime di disperazione, quelle date dal dolore e dalla sofferenza, dalla tristezza e dalla perdita.

E sono proprio questi i temi principali di questo libro che io ho trovato leggermente più cupo rispetto al precedente, ma allo stesso tempo più carico di speranza.

In ognuna delle storie di Olga, Jum sembra sempre averla vinta, pieno delle lacrime di un uomo che ha perso il suo passato, di un altro che ha perso l'ispirazione, di una donna che ha perso la ragione della propria esistenza e tanto altro. Ogni volta sembra che non ci sia soluzione, che l'unica via sia la sofferenza, disperarsi piangendo tutte le proprie lacrime... Invece Olga ci racconta come a tutto c'è una soluzione!
Con le sue storie Olga ci invita a pensare positivo, a non fossilizzarci su quelli che sono i momenti no della nostra vita; ci fa capire, così come fa con i suoi compaesani, che attorno a noi è pieno di persone che ci vogliono bene, pronti a sostenerci e ad apprezzarci per quello che siamo, ma soprattutto ci insegna che i sentimenti positivi sono dentro di noi che aspettano di essere scoperti. Sta solo a noi scacciare Jum con una bella risata, tornando non solo a credere in noi stessi ma anche nel mondo che ci circonda.

Elisabetta Gnone, anche questa volta, è stata in grado di catturarmi dalla prima all'ultima pagina, facendomi appassionare alle storie della piccola Olga, al punto che, io stessa mi sono ritrovata a volerne leggere ancora.
La caratteristica principale dello stile di Elisabetta è proprio la semplicità e la delicatezza con cui riesce a parlare anche di temi molto forti, arrivando al cuore del lettore ed emozionandolo.

Non vorrei svelarvi troppo dei personaggi, dell'ambientazione o della trama, perché sarebbe davvero un peccato togliervi il piacere di leggere questo libro.
Se avete amato Il viaggio straordinario, non potete assolutamente perdervi Jum fatto di buio!
Si tratta, oltretutto, del romanzo perfetto per questo periodo di festa con il Natale che si avvicina e l'inverno alle porte. Perché è proprio questo il periodo in cui si svolge l'intera vicenda.

Prima di concludere, vorrei dedicare qualche riga all'aspetto grafico di questo libro.
Oltre ad essere curato nei minimi dettagli, con una copertina semplicissima, ma proprio per questo stupenda, anche l'interno è qualcosa di meraviglioso.
Mi ha colpito tantissimo il cambio di font per distinguere la narrazione semplice, le storie raccontate da Olga e le lettere che Mimma, manda a Olga e Bruno (Bruco). Ho apprezzato molto la scelta dei caratteri perché li ho trovati entrambi perfetti per il loro scopo.
Ciò che più colpisce, sfogliando il volume, però, sono i papercut di Linda Toigo che accompagnano la narrazione e forniscono quel qualcosa in più all'intera vicenda.
Nelle foto qui sopra potete vedere i miei preferiti, anche se è davvero difficile decidere quali siano i più belli!

Insomma, devo veramente fare i complimenti a Salani Editore e Bombus Media per la cura con cui questo volume è stato realizzato. Si vede che c'è un grande lavoro alle spalle di questa produzione e che tutto è fatto con grande passione.
I miei complimenti vanno anche a Elisabetta Gnone che, con questa serie di Olga di carta, è riuscita a creare un mondo dove il lettore ha voglia di tornare e soprattutto di restare.

Ed ora, per rendere questa recensione un pochino meno seriosa di quello che è stata finora, voglio dirvi due cose!
Primo, voglio assolutamente un cane come Valdo! Chi non vorrebbe un amico peloso come lui?! Valdo è il mio mito.
Secondo, se come me siete fan di questo fantastico cane, preparatevi a sentire il cuoricino fare crack...ma non preoccupatevi, tutto si sistema subito!
Non vi dico altro, perché non voglio svelarvi forse il momento più commovente, emozionante e dolce di tutto il libro.

E dopo questo, direi di chiuderla qui, perché vi assicuro che potrei parlare di questo libro ancora per molto tempo.


Il mio voto é:
✰✰✰✰✰
5/5

Prima di salutarvi, voglio dirvi un'ultimissima cosa: non fermatevi a Jum fatto di buio, leggete anche Il viaggio straordinario e gli altri libri di Elisabetta Gnone, sono certa che non ve ne pentirete.

Alla prossima!

Silvia


giovedì 7 dicembre 2017

#75 Cosa penso di: Magic | recensione |

Seconda lettura di dicembre!
Che doveva essere l'ultima di novembre, ma io non vi ho detto nulla 😂


Magic
di V.E. Schwab

Editore: Newton Compton Editori
Pagine: 416
Prezzo: 10,00€ (ebook 0,99€)

Trama:

Kell è uno degli ultimi maghi rimasti della specie degli Antari ed è capace di viaggiare tra universi paralleli e diverse versioni della stessa città: Londra. Ci sono infatti la Rossa, la Bianca, la Grigia e la Nera, dove accadono cose diverse in epoche differenti. Kell è cresciuto ad Arnes, nella Londra Rossa, e ufficialmente è un ambasciatore al servizio dell'Impero Maresh, in viaggio alla corte di Giorgio III nella Londra Grigia, la più noiosa delle versioni di Londra, quella senza alcuna magia. Kell in verità è un fuorilegge: aiuta illegalmente le persone a vedere anche solo piccoli scorci di realtà che non potrebbero mai vedere. Si tratta di un hobby molto rischioso, però, e adesso Kell comincia a rendersene conto. Dopo un'operazione di trasporto illegale andata storta, Kell fugge nella Londra Grigia e si imbatte in Delilah, una strana ragazza che prima lo deruba, poi lo salva da un nemico mortale e infine lo costringe a seguirla in una nuova avventura. Ma la magia è un gioco pericoloso e se si vuole continuare a giocare prima di tutto bisogna imparare a sopravvivere...


Prima di tutto, vi dico che ho letto questo libro per il gruppo di lettura di Grazia, La spacciatrice di libri e che si trattava del libro di novembre ma, ehi, avevo tempo fino al 6 dicembre, perché prendersi in anticipo?
Vabbè, lasciamo perdere...

Anche questa volta, niente trama scritta da me, perché trovo che quella di copertina sia ben scritta e che non serva aggiungere altro. E anche perché voglio abituarvi al fatto che, con l'anno nuovo, non la scriverò più. *zan zan zaaannn - rivelazione scottante*


Cosa vi posso dire di questo libro, se non che mi è piaciuto un sacco?!
Direi di andare con ordine e di non rendere questa recensione la fiera del fangirlaggio, se non nessuno ci capisce più nulla.

La primissima cosa che mi ha colpito di questo romanzo è la scelta delle ambientazioni.
Il mondo di Magic, infatti, è davvero molto complesso, perché abbiamo quattro mondi paralleli dalle fattezze simili ma allo stesso tempo completamente diverse.
Come spiega lo stesso Kell a Lila, le quattro versioni di Londra sono sovrapposte e per raggiungere Londra Nera (quella più lontana) è necessario prima attraversare le altre. Ed è proprio questa idea di quattro Londra sovrapposte che mi ha affascinato moltissimo.
Abbiamo la nostra Londra, che è quella più noiosa e completamente priva di magia, denominata Grigia. Poi c'è la Londra dove vive Kell, quella Rossa, rigogliosa e florida, con una grande fonte di magia. A seguire la Londra Bianca, dove la magia si sta piano piano esaurendo e la popolazione vive sotto la dittatura dei gemelli Dane; e per finire la Londra più oscura, quella Nera, rimasta completamente disabitata e totalmente soggiogata dalla magia.
Le descrizioni mi hanno, in tutti i casi, trasportato al fianco di Kell e Lila, tra le vie di Londra Grigia, al mercato di Londra Rossa e al palazzo reale di Londra Bianca.
Sono rimasta incantata nel leggere come la Schwab sia riuscita a creare questi quattro universi così simili eppure con così tante differenze tra loro.
Ovviamente, viaggiare tra i mondi è severamente vietato, per chi non è un Antari come Kell.

E, a questo proposito, direi di passare ai personaggi.
Protagonisti della vicenda sono Kell e Lila, lui cresciuto a corte a Londra Rossa, lei una ladra di Londra Grigia.
Mi sono piaciuti molto entrambi, ma devo dire di aver preferito fin da subito Kell: sia da un punto di vista caratteriale, sia perché mi hanno molto colpito le sue capacità magiche.
Caratterialmente Kell è un buono, si percepisce subito questa sua inclinazione, ma nasconde anche dei lati oscuri, forse dovuti al suo particolare legame con la magia. Il giovane dimostra di essere molto legato alla famiglia reale, che considera come la sua famiglia, ma allo stesso tempo vive un conflitto perché si sente, a tratti, come un loro possedimento.
Di Lila, invece, mi hanno incuriosito alcuni particolari che però non posso riportare, perché vengono svelati solo verso la fine del libro e non voglio rovinarvi la sorpresa. Questa ragazza, però, ha anche un altro lato molto positivo, perché non è la classica protagonista un po' meh, che troppo spesso si trova nei libri (purtroppo anche nei fantasy). Lila ha un carattere forte, è dura e un po' scontrosa perché ha imparato troppo presto a cavarsela da sola e ha il grande sogno di diventare un pirata, possedere una sua nave e partire all'avventura.

Ho trovato entrambi dei protagonisti perfetti, proprio perché perfetti non lo sono per niente!
Entrambi hanno lati oscuri, un passato burrascoso e dei difetti, anche piuttosto evidenti.

Da un punto di vista generale, la caratterizzazione dei personaggi è davvero ben fatta, sia per quanto riguarda le figure positive che per quelle negative.
I gemelli Dane, sovrani di Londra Bianca, sono stati creati per essere gli antagonisti perfetti. Personalmente, gli ho adorati, per quanto si possa adorare due esseri del genere, ma voi avete di certo capito cosa intendo.
Come ho apprezzato Rhy, il fratello di Kell, e mi è dispiaciuto che fosse così poco presente in questo primo romanzo, perché l'ho trovato simpaticissimo e molto divertente. Per di più il legame tra lui e Kell è molto profondo e sarebbe stato interessante indagarlo di più.

Lo stile di scrittura della Schwab mi letteralmente catturato dalla prima all'ultima pagina.
Ci sono stati, dei punti all'inizio, in cui la narrazione mi è sembrata un po' troppo lenta, ma credo sia dovuto al fatto che Magic è il primo volume di una trilogia, quindi, la spiegazione del contesto era più che necessaria. La mia è stata una lettura molto veloce, non solo perché ero indietro con il GDL, ma anche (e soprattutto) perché la Schwab ha costruito una trama che non può fare altro che appassionare il lettore.
Una cosa che ho apprezzato moltissimo è la scarsa presenza di romance, che nel fantasy è molto spesso un di più non necessario. In Magic si è sentito di più il peso dei legami familiari e di amicizia, più che di quelli d'amore e questo è stato perfettamente in linea con la trama.

Vogliamo poi parlare del finale?!
Meglio di no, se no vi spoilero tutto e non sarebbe una cosa carina da parte mia.
Vi dico solo che si tratta di un finale positivo, ma allo stesso tempo decisamente in sospeso: si capisce che Kell e Lila sono destinati ad altre avventure. Peccato che il secondo libro non sia già sul mio comodino...

In definitiva, voglio concludere consigliando questo libro a tutti gli appassionati di fantasy e urban fantasy che parlano di magia in un modo che si distacca da quello canonico.
E voglio il cappotto di Kell!

Il mio voto è:
✰✰✰✰✰ meno
5-/5





Alla prossima!

Silvia